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Saviano: “Renzi deve ammettere che al Sud non è stato fatto nulla”

La sintesi impietosa dello scrittore napoletano sul rapporto tra Stato e Mezzogiorno non si riferisce esclusivamente al governo Renzi che di certo non può risolvere “problemi endemici come la questione meridionale”. Eppure non è stato nemmeno protagonista di una svolta.
A cura di Danilo Massa
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E' passato quasi un anno e mezzo da quando Roberto Saviano scrisse una lettera a Matteo Renzi sulle pagine di Repubblica. Allora il giornalista napoletano esortava il premier a mettere in atto una precisa strategia contro il tesoro del clan. Il leader del Pd rispose a stretto giro, mostrando il suo piano contro "Mafia Spa". Il primo agosto 2015 Saviano torna a scrivere a Renzi, sempre dalle pagine di Repubblica, ma questa volta – accanto alle esortazioni – si esprime un giudizio che investe anche il governo in carica: Renzi, scrive lo scrittore di Gomorra, "ha il dovere di agire. E ancora prima di ammettere che ad oggi nulla è stato fatto. Solo così potremo ritrovare la speranza che qualcosa possa essere davvero fatto".

Le riflessioni di Saviano prendono le mosse dal rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno, che dal 2000 è cresciuta la metà di quella greca. Se dunque è il paese ellenico a trovarsi al centro dell'interesse mediatico e finanziario per il suo colpo di testa referendario e per il giudizio sui suoi fondamentali economici, la verità è che la crisi peggiore "è nel cuore dell'Italia. Il lavoro come nel 1977, nascite come nel 1860". Da qui si indagano le possibili cause dell'acutizzarsi della crisi, si può vedere che nulla è così nuovo laddove Saviano ricorda il titolo del Mattino "Fate presto", quando si esortava lo Stato ad intervenire a soccorso dei sopravvissuti del terremoto dell'Ottanta in Irpinia. L'esito di quegli aiuti, la destinazione e la loro dispersione in oboli clientelari è sintesi di una storia. Oggi del Sud nemmeno si parla più per il semplice motivo che tutti se ne vanno da queste terre. "Proprio tutti", precisa Saviano, persino la Mafia che al sud saccheggia come altri, ma che poi i veri affari li fa altrove.

E nemmeno vale, per lo scrittore napoletano, la storia del Sud, della bellezza e del riscatto nel turismo: "la retorica del Paese più bello del mondo ha ridotto il Mezzogiorno a una spiaggia sulla quale cuocere al sole di agosto: per poi scappar via". Certo, ricorda ancora Saviano, "ammesso che ci si riesca ad arrivare, su quella spiaggia, dato che – come è accaduto alla Salerno-Reggio Calabria –  si può incappare in interruzioni sine die". Eppure gli elementi, soprattutto umani, per ripartire ci sono. C'è chi resiste, pensa e lavora per un progetto che sia adatto al Sud, che faccia della deindustrializzazione degli ultimi anni una chance per proporre il modello dell'economia del futuro. Ecco, precisa Saviano,

Aiutare il Sud non vuol dire continuare ad "assisterlo" ma lasciarlo libero di diventare laboratorio, permettergli di crescere diversamente: con i suoi ritmi, le sue possibilità, le sue particolarità. Non dare al Sud prebende, non riaprire Casse del Mezzogiorno, ma permettere agli imprenditori con capacità e talenti di assumere, di non essere mangiati dalla burocrzia, dalle tasse, dalla corruzione. La corruzione più grave non è quella del disonesto che vuole rubare: la vergogna è quella dell'onesto che  –  se vuole un documento, se vuole un legittimo diritto, se vuole fare impresa o attività  –  deve ricorrere appunto alla corruzione per ottenere ciò che gli spetta. A sud i diritti si comprano da sempre: e Lei non può non ricordarlo.

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