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Santo Domingo, riapre l’ambasciata ma è mistero sullo scandalo compravendita dei visti

Dal primo febbraio la Repubblica Dominicana avrà di nuovo l’ambasciata italiana, chiusa due anni fa, quando fu scoperto che funzionari corrotti vendevano illegalmente permessi per uscire dal Paese caraibico. Ma i contorni di questa vicenda rimangono un mistero.
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Dal prossimo primo febbraio 2017 riaprirà l’ambasciata italiana nella Repubblica Domenicana, chiusa il 31 dicembre 2014 per motivi ancora parzialmente oscuri. Il Consiglio dei Ministri, “su proposta del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Paolo Gentiloni – recita il comunicato ufficiale del Governo – ha approvato l’istituzione di tre Ambasciate d’Italia: a Niamey (Niger), Santo Domingo (Repubblica Dominicana) e Conakry (Repubblica di Guinea).” I motivi della chiusura di due anni fa? Generici tagli al budget del Ministero. Tuttavia, una inchiesta di Fanpage ha svelato, senza smentita alcuna da fonti ufficiali, che negli uffici diplomatici italiani dell’isola caraibica si svolgevano traffici illeciti di visti e questo aveva portato ad un intervento netto da parte di Roma.

Il viceministro degli Esteri Mario Giro ammette che "la chiusura fu decisa sostanzialmente per problemi di budget, ma di certo lo scandalo visti non ha aiutato". Per Giro, il Governo ha "sempre detto che l'ambasciata sarebbe stata riaperta dopo due anni" anche se gli esponenti della comunità italiana a Santo Domingo rifiutano questa ricostruzione. "Sono sempre stato contrario alla chiusura delle ambasciate per motivi di budget – spiega il Viceministro – ma devo riconoscere che i nostri connazionali nell'isola hanno alzato un polverone. I rapporti con i cittadini vengono tenuti dai consolati, le ambasciate si occupano soprattutto dei rapporti istituzionali con gli Stati terzi."

Gli italiani in Repubblica Dominicana chiedevano da tempo la riapertura: per due anni, i nostri connazionali hanno dovuto fare riferimento all'ambasciata a Panama anche per le pratiche più semplici: perdere un passaporto dava vita ad una odissea, mentre si sono verificati assurdi ritardi nelle pratiche di adozioni internazionali. “Archiviata la brutta parentesi legata alla compravendita dei visti, in futuro lavoreremo per una sede diplomatica sempre più efficiente e vicina alle esigenze di cittadini ed imprenditori che vivono in Repubblica Dominicana, Paese col quale abbiamo rapporti di amicizia e commerciali senza pari” dice Maurizio Capozzo, portavoce dell’associazione parlamentare Italo-Dominicana.

Il misterioso scandalo dei visti facili

Il traffico di visti da parte di funzionari compiacenti, dunque, viene considerato come una questione acclarata, ma poco, pochissimo si sa di inchieste e di procedimenti disciplinari a carico dei presunti colpevoli. A Fanpage risulta che i licenziamenti per giusta causa di dipendenti dell'ambasciata decisi dal Ministero degli Esteri dopo una veloce inchiesta furono subito impugnati e sono stati successivamente annullati dal competente tribunale del lavoro italiano, con conseguente reintegro dei lavoratori. Altri dipendenti furono puniti con il trasferimento in altre ambasciate. L'ambasciatore Arturo Oliveri fu riportato in fretta e furia in Italia ed andò in pensione qualche mese dopo. L'inchiesta penale è, invece, abortita presto, con un'archiviazione per mancanza di prove.

La Farnesina se ne lava le mani

Forse anche per evitare uno scandalo internazionale, il Ministero decise di dare un colpo di spugna chiudendo l’ambasciata. Che due anni dopo, come se non fosse successo nulla e senza che nessuno abbia accertato se è accaduto qualcosa di illegale, riaprirà i battenti. Il viceministro Giro, nel giugno del 2014, da sottosegretario agli Esteri  chiariva al più importante quotidiano dominicano riconosceva che erano state riscontrate “forti irregolarità nella concessione dei visti” e che, al seguito di una ispezione, alcuni funzionari “erano stati puniti”. Oggi Giro spiega che "furono effettuate le dovute segnalazioni alla magistratura" e che, da quel momento, il Ministero non ha più avuto notizie, né ne ha chieste. Il Viceministro, almeno, ha la correttezza di accettare di parlare di una vicenda così spinosa. Altri esponenti del Governo o del Parlamento hanno, invece, creato un vero e proprio muro di gomma, asserendo di non saperne abbastanza o dando risposte incredibilmente evasive a domande sullo scandalo.

Numero di visti abnorme

In ogni caso, le cifre parlano chiaro: i numeri dei visti rilasciati dall'ambasciata a Santo Domingo erano ben superiori a quelli rilasciati dalle nostre ambasciate in Brasile, Argentina e Messico. I visti rilasciati illegalmente sarebbero stati migliaia, ma il Ministero ha sempre espresso il massimo riserbo su tale questione. A chi andavano questi visti? Sono stati revocati? Può essere che dietro questo traffico ci siano organizzazioni criminali che provano far entrare con più facilità in Europa dominicani dediti ad attività illegali o a nascondere in un paese senza estradizione latitanti italiani? Se si considera che per ogni visto concesso illegalmente, si è potuto stimare che il guadagno era di circa  7mila euro, ecco che viene svelato un gigantesco business che il Ministero ha necessariamente dovuto fermare.

Il viceministro Giro: "Controlli serrati"

Sono oltre trentamila gli italiani che vivono stabilmente nell’isola (ma presso l’ambasciata se ne era registrato appena un terzo), mentre sono altre decine di migliaia i nostri connazionali che, si calcola, ogni anno passano qualche giorno nella Repubblica Domenicana per turismo o per lavoro, a volte legale a volte no. Per mesi le associazioni degli italiani a Santo Domingo hanno protestato con il nostro Governo e si è addirittura arrivato ad un raffreddamento delle relazioni tra i nostri due Paesi, visto che la chiusura della sede diplomatica ha irritato finanche il presidente del Paese caraibico, Danilo Medina. Quattrocento le aziende italiane che lavorano stabilmente nella Repubblica Domenicana: molte di esse operano in settori chiavi per l'economia locale ed hanno ottenuto commesse dallo Stato. A fare rumore sono, però, soprattutto gli italiani che vivono nell'illegalità. "A Santo Domingo, come dappertutto, effettuiamo controllo di rito molto rigorosi sui nostri connazionali che vivono all'estero e passiamo tutte le informazioni alla magistratura. – chiarisce ancora il viceministro Giro – . Stiamo anche rivedendo numerosi trattati di estradizione per renderli quanto più stringenti possibile, ma non tutti i Paesi esteri sono favorevoli ad andare nella nostra stessa direzione."

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