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Santo Domingo, l’ambasciata italiana chiusa per un traffico di visti: “Ci han abbandonato”

Il Governo Renzi giustificò la scelta con tagli al budget del Ministero degli Esteri. Nella Repubblica Domenicana non si placano le polemiche dopo l’inchiesta di Fanpage.
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Non si placano a Santo Domingo, capitale della Repubblica Dominicana, le proteste degli italiani dopo il reportage di Fanpage sulla presenza  nel Paese caraibico di nostri connazionali dediti ad attività poco pulite. Attività che, si mormora sul territorio, hanno contribuito alla chiusura dell’ambasciata un anno e mezzo fa: per la prima volta una fonte autorevole chiarisce che dietro ai “tagli al budget” si celerebbe la volontà di far piazza pulita dopo uno scandalo legato alla compravendita di visti “facili” per i nostri connazionali.

I rappresentanti di Casa de Italia, associazione che riunisce imprenditori e cittadini italiani che vivono stabilmente in Repubblica Dominicana non vogliono, però, che l’immagine degli italiani a Santo Domingo sia sporcata. D’altronde, vivono stabilmente nel Paese circa trentamila italiani, mentre ogni anno, almeno un milione di nostri connazionali si reca nell’isola per turismo o affari. Il presidente dell’associazione è Renzo Seravalle, toscano, il suo vice è Angelo Viro, un siciliano: da decenni ormai vivono nei Caraibi.

Viro, in particolare, ha messo in piedi una azienda di ceramiche ormai ai vertici del settore nel Paese con diramazioni in tutto il Centro e Sud America: “E’ facile – spiega – parlare male della parte peggiore degli italiani che vivono qui: c’è e nessuno può negarlo. Non ci dobbiamo, però, dimenticare che qui ci sono centinaia di aziende italiane che sono il motore della economia domenicana, che occupano migliaia di persone e ci sono famiglie italiane di grande tradizione che hanno dato lustro all’immagine dell’Italia all’estero.” Casa Italia vorrebbe che l’attenzione fosse spostata sulla chiusura dell’ambasciata italiana a Santo Domingo, decisa due anni fa dal Governo Renzi per questioni di budget e che “qui creando disagi inenarrabili alla comunità italiana. Si tratta di una scelta scellerata ed ingiustificata. Migliaia di persone, turisti, imprenditori, operai, sono stati abbandonati a loro stessi e costretti a fare capo alla ambasciata di Panama per le loro necessità senza che la stampa italiana abbia speso una parola per raccontare questa odissea e, soprattutto, le reali ragioni per cui abbiamo rinunciato alla rappresentanza diplomatica in uno dei Paesi dove più forte e radicata è la presenza italiana.”

Un recente incontro bilatelare tra rappresentanti del Parlamento italiano e quello della Repubblica Domenicana.
Un recente incontro bilatelare tra rappresentanti del Parlamento italiano e quello della Repubblica Domenicana.

Maurizio Capozzo è un avvocato napoletano e portavoce dell’associazione Parlamentare Italo-domenicana, organismo che riunisce le rappresentanze parlamentari dei due Paesi. Nell’ultimo anno ha organizzato due scambi di visite ufficiali per trovare soluzione la problema dell’ambasciata ed evitare la rottura delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi, dopo che il presidente della repubblica, Danilo Medina, si era rifiutato in un primo momento di riconoscere l’ambasciatore italiano a Panama come competente anche per la Repubblica Domenicana: ”Le relazioni diplomatiche tra i due paesi sono a rischio. – spiega – Più volte il presidente Medina, ha avuto modo di sottolineare che il trattamento che lo Stato italiano ha riservato alla Repubblica Dominicana chiudendo l’ambasciata non denota la giusta attenzione che un governo dovrebbe avere verso un Paese definito amico. Come associazione parlamentare ci siamo attivati per rinsaldare i rapporti e lavorare per la riapertura dell’ambasciata.”

L’associazione, grazie all’interessamento del senatore napoletano Vincenzo Cuomo, è riuscita ad incontrare a Roma il sottosegretario alla presidenza del consiglio Luca Lotti ed il consigliere diplomatico del presidente del consiglio Varricchio, oggi ambasciatore italiano a Washington. “In occasione di questo incontro – prosegue Capozzo – abbiamo avuto rassicurazioni circa l’impegno e la volontà del governo di riaprire l’ambasciata italiana a Santo Domingo e ad oggi abbiamo notizie circa la conferma di questa volontà ma non vi è ancora alcun passaggio formale. Naturalmente tutto questo non giova alla reputazione del paese Italia nella zona caraibica. Se infatti evitiamo di nasconderci dietro un dito ed acquisiamo la consapevolezza che la chiusura della nostra ambasciata si è resa necessaria dopo aver scoperto all’interno della sede diplomatica alcune sacche di illegalità che avevano portato alla vendita di visti di ingresso in Italia, comprendiamo che il gesto più naturale che un governo avrebbe potuto fare era quello di potenziare rinnovare tutto l’apparato di rappresentanza diplomatica piuttosto che cancellarlo.”

L’associazione fa alcune proposte per essere più incisivi con gli italiani che sbagliano in Repubblica Domenicana: potenziare i rapporti di collaborazione fra le due polizie, istituire trattato di estradizione effettivamente praticabile, tutelare le centinaia di imprese ed imprenditori italiani che lavorano e fanno economia in Repubblica dominicana e per i quali la presenza di un’ambasciata è fondamentale risultando inimmaginabile “non solo per loro ma anche per turisti doversi spostare a Panama anche per i servizi più elementari.”

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