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Sanremo, chiesto il rinvio a giudizio per 35 “furbetti del cartellino” per truffa ai danni dello Stato

I pm titolari dell’inchiesta “Stakanov” sui “furbetti del cartellino” del Comune di Sanremo hanno avanzato la richiesta di rinvio a giudizio per 35 indagati. Tutti gli arrestati e gli indagati, a vario titolo, sono chiamati a rispondere di truffa ai danni dello Stato, falso in atto pubblico e interruzione di pubblico servizio.
A cura di C. M.
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Dopo due anni di indagini circa, per i famigerati "furbetti del cartellino" sanremesi, i dipendenti pubblici del Comune pizzicati nell'ambito dell'inchiesta "Stakanov" della Guardia di Finanza a scambiarsi il cartellino per celare assenze e permessi non autorizzati e indagati per truffa ai danni dello Stato e interruzione di pubblico servizio, è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio, avanzata dai Pm Paola Marrali e Alessandro Bogliolo di Imperia. Nel complesso, l'inchiesta "Stakanov" coinvolse 195 dipendenti su un totale di 528, arrivando a emettere a chiusura delle indagini la richiesta di rinvio a giudizio per 35 dipendenti. Stando alle iniziali ricostruzioni fornite già nell'ottobre del 2015, tra i vari indagati figuravano il vigile Alberto Muraglia, custode del mercato di via Martiri della Libertà, scoperto a timbrare il cartellino in mutande, oppure Alessandro Vellani, geometra, istruttore direttivo dei Servizi Tecnici, che stando alle risultanze delle indagini si sarebbe allontanato 81 volte senza timbrare il proprio cartellino ed è stato scoperto a vogare nello specchio acqueo antistante Sanremo.

E poi, ancora, la segretaria che dopo la timbratura si concedeva mezze giornate di shopping e commissioni; il responsabile del Servizio Manutenzione che per 63 volte in due anni di indagini si sarebbe assentato sostenendo di "essersi dimenticato" di segnalare la mancanza in turno e altre 16 volte simulando impegni istituzionali, facendo timbrare il suo cartellino da una collega, oppure il capo ufficio dell'anagrafe che per 120 volte avrebbe fatto timbrare il suo cartellino agli altri colleghi. Nelle fasi preliminari il Gip Alessia Ceccardi spiegò: "Alla luce delle considerazioni si trattava di una pratica assai diffusa, condivisa sostanzialmente dalla maggioranza dei dipendenti comunali, circa la metà del personale ricorreva alle condotte descritte… a fronte del dato che sono stati iscritti per gli stessi reati 195 indagati… Gli altri non potevano non sapere…". Tutti gli arrestati e gli indagati, a vario titolo, sono chiamati a rispondere di truffa ai danni dello Stato, falso in atto pubblico e interruzione di pubblico servizio.

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