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Sanità, via i ticket sui redditi più bassi: il governo studia una revisione del sistema

“Valgono 3 miliardi su 113 che è il fondo complessivo della spesa sanitaria”, ha spiegato la ministra per la Salute Beatrice Lorenzin, che ha annunciato che già la prossima settimana convocherà le regioni.
A cura di C. T.
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Sottoscrizione del protocollo Lorenzin-Cantone per la task force anticorruzione in Sanità

"La prossima settimana riconvocherò le regioni per rivedere i ticket". È questo il progetto della ministra della Salute Beatrice Lorenzin, annunciato mentre era ospite alla trasmissione Coffee Break di La7. I ticket, ha aggiunto, "si possono anche abolire, valgono 3 miliardi su 113 che è il fondo complessivo della spesa sanitaria". Tre miliardi, dunque, è la cifra che occorre per procedere all'abolizione. La ministra ha anche sottolineato una "spaventosa" disparità tra Nord e Sud Italia.

Tra le opzioni su cui potrebbe lavorare il Ministero, c'è quella di eliminare i ticket per i redditi bassi: "Sgravare le famiglie con figli numerosi, chi passa da avere un lavoro a non averlo, le nuove sacche di povertà e quindi questo è un aggiustamento dei ticket sanitari". Ad oggi sono esenti dai ticket i bambini sotto i sei anni di età e gli anziani con oltre 65 anni, ma con un reddito annuo lordo inferiore a 36 mila euro, i disoccupati, con redditi fino a 8.200 euro, gli invalidi, i cittadini che soffrono di malattie croniche. Una seconda possibilità è quella di andare "avanti con la spending review, che non sono tagli ma rimodulazioni" e "con i risparmi derivanti che vengono tutti reinvestiti nel servizio sanitario" arrivare a eliminare i ticket. Oppure, "questi 3 miliardi di euro che vengono dai ticket potrebbero essere vincolati a essere spesi per le fasce più fragili della popolazione, che sono gli anziani e le donne. La situazione degli anziani, in particolare, è molto grave", ha spiegato Lorenzin.

E c'è sempre il problema delle liste d'attesa. "Le stiamo fronteggiando a macchia di leopardo e con grande lentezza", ha detto la ministra, secondo cui "il modello migliore è stato quello emiliano, dove si è riusciti a eliminare le liste di attesa, in Emilia Romagna sono molto avanti. Ho detto alle Regioni di prendere questo come modello e di applicarlo e ho letto che il Lazio vorrebbe farlo e ne sono contenta, perché è una regione che ha grandi problemi sulle liste di attesa". In ogni caso, ha ricordato Lorenzin, "questo è solo un problema di organizzazione, non di risorse. Con la riforma del Titolo V per sistemare il problema ci sarebbero voluti un anno e mezzo o due, ora spetta alle Regioni. Ma sono convinta che la riforma del titolo V sia una materia che va riaffrontata e che abbia bisogno di una grande manutenzione straordinaria".

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