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Sanità, liste d’attese lunghissime: la fuga degli italiani dal pubblico al privato

La situazione drammatica del Servizio sanitario pubblico fotografata dall’analisi Censis-Rbm: l’ansia degli italiani per la salute e per la difficoltà di ottenere le cure necessarie, incoraggia il ricorso al privato. Nel 2014 speso un miliardo in più rispetto all’anno precedente.
A cura di Biagio Chiariello
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Il servizio sanitario pubblico risulta sempre più intasato per le lunghe liste d'attesa e per gli italiani diventa più conveniente rivolgersi alle strutture private. Di conseguenza, cresce la spesa per curarsi. E' quanto emerge da una ricerca Censis-Rbm Salute dal titolo ‘Oltre l'attuale welfare integrativo: rinnovare la previdenza complementare e la sanità integrativa' presentata oggi a Roma al ‘Welfare Day'. Gli italiani hanno sostenuto nel 2014 spese per servizi sanitari pari a 33 miliardi di euro, uno in più rispetto all’anno precedente. Secondo l'indagine, la priorità delle famiglie italiane è la richiesta di un intervento rapido che riduca i tempi delle liste di attesa nelle Asl e negli ospedali. Sono oltre 9 milioni gli italiani che hanno effettuato visite specialistiche nell’ultimo anno nel privato a pagamento intero (2,7 milioni di questi sono persone a basso reddito): a spingerli sono proprio i tempi d’attesa troppo lunghi del settore pubblico.

La soluzione è rivolgersi a medici privati. "Pagare diventa per tutti, anche per le persone con redditi bassi, la condizione per accedere alla prestazione in tempi realistici". L'ansia per la salute ci spinge, come detto, a pagare un miliardo di euro in più in spese sanitarie, per 33mld totali "out of pocket". Soldi che si sommano ai 110della spesa pubblica. Eppure non bastano a contenere le incertezze sulle risorse da dedicare alla salute. Secondo l’analisi Censis-Rbm salute, il 63,4% si dichiara insicuro rispetto alla copertura sanitaria futura (il 77,1% al Sud, il 74,3% delle famiglie monogenitoriali, il 67% delle coppie con figli). E non a caso il 54% degli italiani indica come priorità del welfare la riduzione delle liste di attesa (il 62,6% dei 29-44enni, il 59,1% dei residenti al Sud).

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