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San Pietro in Casale come Gorino: cittadini fanno barricate per fermare l’arrivo di 10 profughi minorenni

La prefettura ha disposto l’arrivo di 10 richiedenti asilo minorenni nel centro di accoglienza sito a Il Ghetto, frazione di San Pietro in Casale, provincia di Bologna. I residenti, capitanati da un consigliere comunale della Lega Nord, hanno costituito un presidio permanente lungo la strada principale della frazione e minacciato barricate per impedire ai profughi di transitare ed essere accompagnati nella struttura di accoglienza.
A cura di Charlotte Matteini
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Un nuovo caso Gorino sta per scoppiare in Emilia-Romagna. A "Il Ghetto", frazione di San Pietro in Casale abitata da 50 persone, in provincia di Bologna, i residenti stanno letteralmente costruendo barricate per strada per contestare l'arrivo di dieci migranti minorenni non accompagnati. Incitati da alcuni esponenti della Lega Nord locale, i residenti de "Il Ghetto" si dicono pronti a bloccare via Bolognetti, ovvero la strada che collega la frazione a San Pietro in Casale, nel tentativo di impedire il passaggio del veicolo che trasporterà i dieci giovani nel centro di accoglienza. Al momento gli abitanti hanno costituito un presidio permanente, che mantengono in vita con tanto di turnazioni stabilite, e attendono risposte dalla Prefettura che, secondo quanto riferito avrebbe disposto l'arrivo di questi dieci ragazzi minorenni in una struttura individuata nella piccola frazione e gestita dalla cooperativa sociale Camelot. In risposta al presidio e alla minaccia del blocco, la Prefettura ha però replicato sostenendo che in realtà “non corrisponde assolutamente al vero il presunto, imminente, programmato arrivo di cittadini minori stranieri non accompagnati in una struttura di accoglienza del Comune di San Pietro in Casale”.

“Il progetto nell’ambito del quale è stata proposta l’attivazione della suddetta struttura di accoglienza ha ricevuto solo il 5 luglio l’approvazione dello Sprar (Servizio Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati). Tale approvazione consegue all’adesione del Comune di San Pietro in Casale ad una progettualità presentata in ambito metropolitano e potrà realizzarsi solo a seguito di predisposizione, da parte di tutti i soggetti coinvolti, di un piano operativo di lavoro verificandone fattibilità, tempistica, ruoli, competenze”, sostiene la Prefettura nel comunicato diffuso nella giornata di ieri, giovedì 6 luglio, sottolineando inoltre la disponibilità ad incontrare i rappresentanti delle comunità locali interessate.

Secondo quanto spiegato dal vicesindaco di San Pietro in Casale, l'arrivo dei dieci minori accompagnati sarebbe infatti previsto fra qualche mese, molto probabilmente alla fine dell'estate. Nonostante la smentita della notizia relativa all'imminente arrivo, i residenti de Il Ghetto non hanno smontato il presidio e anzi hanno iniziato a rincarare la dose, minacciando di non far passare il veicolo che dovesse transitare dalla strada per portare i giovani profughi nella struttura di accoglienza. “Le barricate e l’ostilità non risolvono il problema. Quello che si può fare è incontrare i ragazzi, conoscerli e costruire insieme l’accoglienza. È questo il presupposto per cui noi abbiamo deciso di partecipare al programma Sprar”, ha sottolineato il vicesindaco Raffaella Raimondo.

Sulla pagina Facebook "San Pietro in testa", epicentro web delle proteste nonché fanpage della lista civica comunale sostenuta da Lega Nord, Fratelli d'Italia e Forza Italia, numerose sono le foto dei presidi, ma anche contenuti di attualità funzionali alla protesta, come ad esempio video delle proteste di migranti ospitati in altre località d'Italia: "Palermo, la rivolta degli immigrati minorenni al centro d'accoglienza: spaccano tutto, lanciano letti e mobili dalle finestre! Vogliamo che accada la stessa cosa a San Pietro in Casale?", è la didascalia che accompagna il video di una protesta di minori non accompagnati ospitati a Palermo, condiviso dal consigliere comunale di San Pietro in Casale Mattia Polazzi, militante della Lega Nord e capofila della protesta.

Raggiunti dai cronisti del quotidiano Il Resto del Carlino, i residenti hanno spiegato i motivi che li hanno indotti a costituire il presidio e a contestare la scelta della Prefettura: "Perché inviare i profughi qui al Ghetto? Forse pensano che qui gli abitanti siano cittadini di serie B. La villa con giardino che dovrebbe accoglierli è al centro delle case. Basta questo a sconvolgere la vita di queste persone. Parliamo di una località senza servizi e mezzi di trasporto. Ci domandiamo cosa faranno questi minori tutti i giorni, visto che non è possibile svolgere alcuna attività. Chi è venuto ad abitare qui l’ha fatto per cercare la tranquillità della campagna. La decisione di assegnarli al ‘Ghetto’ non ha senso. Protesteremo finché avremo forza per farlo. Siamo indignati per questa mancanza di rispetto", ha dichiarato il consigliere Polazzi.

"Le nostre mogli e i nostri bambini devono per forza passare davanti dalla villa che accoglierà i migranti, senza peraltro la certezza che siano tutti minorenni. Sono in dieci e fra loro ci potrebbe essere qualche malintenzionato. Non possiamo, quindi, stare tranquilli", spiega invece Stefano Viviani.

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