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Salvini: “L’Islam non è una religione, va messa fuorilegge”

In un’intervista concessa al quotidiano La Stampa, Matteo Salvini parla del futuro del centrodestra e dell’ipotetica leadership di Stefano Parisi, ma avverte: “Basta parlare di primarie e politichese, le persone vogliono sentir parlare di cose serie”.
A cura di C. M.
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Un'intervista a tutto campo quella concessa da Matteo Salvini ad Alberto Mattioli del quotidiano torinese La Stampa. Dall'Islam fino al Parisi e alla leadership del centrodestra italiano, il leader del Carroccio parla di svariati argomenti e lancia sfide. Manifestazioni "sotto casa di Renzi" e a Roma, oltre alla messa al bando dell'Islam, questo il programma ferragostano di Salvini. Di Stefano Parisi, lanciatosi nell'impresa di realizzare una "costituente" per il centrodestra italiano, Matteo Salvini però non vuole sentir parlare e alla domanda su di lui, al cronista risponde con un semplice "uffa". "Basta, le primarie, la leadership del centrodestra, il candidato premier. Tutto politichese che interessa pochissimo alla gente, quindi nemmeno a me. Parliamo di cose serie, per favore". Le "cose serie" sarebbero i temi concreti che possono interessare davvero agli elettori "La Russia, la Turchia, gli Usa, quest'Europa di pazzi. Il futuro, anche degli italiani, passa molto di più da Washington e da Bruxelles che da Roma e dalle renzate". Insomma, del futuro del centrodestra Matteo Salvini non vuole parlare. Dichiara solo di essere a favore delle primarie, perché è importante portare a votare più gente possibile, ma vanno votati "programmi chiari".

Capitolo referendum costituzionale, Matteo Salvini è molto ottimista. Nonostante ammetta l'esistenza di una "campagna mediatica sovietica per il sì", secondo il leader del Carroccio a vincere sarà però il fronte del no. "I tiggì sono imbarazzanti, tutti allineati e coperti, anzi servili. Mai la Rai è stata occupata, svilita e anche malgestita come oggi. Berlusconi aveva fatto molto meno", sostiene, attaccando il servilismo e la lottizzazione politica che contraddistingue il giornalismo della televisione pubblica. "Ormai Tg1, Tg2 e Tg3 sono uguali", spiega quasi difendendo la conduttrice simbolo della sinistra, antirenziana, Bianca Berlinguer dall'epurazione. Salva solo Mentana, in televisione, e il nuovo editore del Corriere della Sera, Urbano Cairo, Salvini. Nemmeno Mediaset, secondo il leader del Carroccio, si starebbe discostando dalla propaganda "di regime".

"Se Renzi perde il referendum, se ne deve andare?". Alla domanda, Matteo Salvini risponde tranchant: "Ma Renzi è già bollito. Se ne andrà non per il referendum, ma per il disastro dell’economia. Il problema è che il Quirinale, Bruxelles e la Confindustria vogliono sostituirlo con il quarto fantoccio", definendolo il "quarto premier non eletto di fila". Nel caso si avverasse la previsione, Salvini promette: "Andremo in piazza. Tutti a Roma a circondare il Parlamento". Riguardo all'idea di mettere fuorilegge la religione Islamica, Salvini spiega che è giusto metterla al bando perché ha "un'idea della vita vecchia, arrogante e pericolosa". E come la mettiamo con la tutela della libertà religiosa sancita dalla Costituzione? A questo proposito Salvini risponde: "L’Islam non è una religione. È uno stile di vita incompatibile con il nostro. L’immigrazione incontrollata dei musulmani è il vero, grande pericolo per le nostre libertà. Aveva ragione il cardinale Biffi quando diceva che, se vogliamo integrarli davvero, meglio far entrare solo immigrati cristiani".

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