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Salmonella nella carne di pollo: indagati 6 veterinari e 2 dirigenti

Controlli di sicurezza non effettuati. Carne pericolosa fatta passare come a norma. Per questo sei medici della Ausl di Cesena sono sotto indagine, insieme a due dirigenti di un’industria alimentare che alleva pollame.
A cura di Biagio Chiariello
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Polli e altri prodotti alimentari di origine avicola messi sul mercato nonostante presentassero ripetute irregolarità per la presenza costante del batterio salmonella. E’ questa l’accusa che ha fatto scattare l’operazione dei Carabinieri del Nas di Bologna che hanno notificato l’avviso di conclusione di indagini a carico di sei Medici Veterinari dell'Ausl di Cesena e due Dirigenti di una nota industria alimentare con sede a Cesena. Nell’indagine, denominata Hell’s Chicken, sono emerse irregolarità e inadempimenti nella catena dei controlli. I veterinari sono accusati di falso ideologico in atti pubblici per aver rilasciato false attestazioni di controlli e campionamenti che non avevano fatto personalmente. Ma le accuse sono pure di abuso d’ufficio e omissioni in atti di ufficio visto che, secondo le indagini dei Nas, non avrebbero preso le misure sanitarie necessarie, poi c’è la omessa comunicazione all’autorità giudiziaria di fatti costituenti reato.

L'indagine "si è sviluppata a seguito di una serie di controlli effettuati dal Nas nella sede dell’industria e nella catena di commercializzazione, sui prodotti alimentari di origine avicola posti in commercio e che avevano fatto riscontrare ripetute irregolarità per la presenza costante del batterio salmonella nei prodotti finiti". Positività, spiegano gli inquirenti, "che denotavano una carente conduzione gestionale dello stabilimento e facevano sorgere sospetti sulle attività di vigilanza e controllo dell’ufficio veterinario pubblico con sede nello stesso". Le indagini, chiariscono gli inquirenti, "hanno fatto emergere una irregolarità nella conduzione dell’attività industriale, inadempimenti e violazioni a carico dei vari Veterinari Pubblici incaricati del controllo e della vigilanza sanitaria". In particolare sono stati accertati, spiegano dall'Arma, i reati di "falso ideologico in atti pubblici, avendo i veterinari pubblici attestato falsamente di aver proceduto ad attività di controllo e campionamento di fatto non effettuati personalmente, abuso d’ufficio e omissioni in atti d’ufficio, non avendo proceduto all’adozione di provvedimenti sanitari necessari ed indispensabili per la tutela della salute dei consumatori ed, infine, omessa comunicazione alla magistratura di fatti costituenti reato".

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