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Sacra Sindone: i sacerdoti potranno “assolvere” le donne che hanno abortito

Un decreto dell’Arcivescovo di Torino prevede che i sacerdoti possano omettersi dallo scomunicare le donne che hanno abortito.
A cura di Davide Falcioni
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Cesare Nosiglia, Arcivescovo di Torino, ha emesso un decreto che consente "a tutti i sacerdoti, sia diocesani o extradiocesani sia membri di istituti di vita consacrata o di società di vita apostolica che siano regolarmente abilitati a ricevere le confessioni dei fedeli per l'intero territorio dell’Arcidiocesi di Torino, la facoltà di rimettere nell'atto della confessione sacramentale la scomunica non dichiarata relativa all'aborto procurato senza l'onere del ricorso" a favore delle fedeli che effettueranno un pellegrinaggio a Torino in occasione del periodo di ostensione della Sindone.

La pratica dell'aborto è considerata dalla Chiesa Cattolica un gravissimo peccato. Nella Dottrina dei Dodici Apostoli, scritta secoli fa, i cristiani vengono esortati a "non uccidere il bimbo con l'aborto, e non sopprimerlo dopo la nascita" (Didaché 2, 2): un precetto che tutt'oggi è rimasto invariato e che prevede la pena della "scomunica per latae sententiae” (espressione che, nel Diritto Canonico, esprime la convalida della pena nel momento stesso in cui viene commesso il peccato).

Il provvedimento di Monsignor Nosiglia – in previsione di un grande afflusso di fedeli e di un possibile incremento delle conversioni – intende dimostrare "la misericordia del Padre nei confronti di chi è pentito di un delitto commesso". Il religioso invita i sacerdoti "a consolare chi è angosciato ricordando che, qualunque cosa il cuore rimproveri, Dio è più grande del cuore dell’uomo e conosce ogni cosa (cfr. 1 Gv 3, 20), ad istruire i penitenti circa la gravità di questo peccato e ad offrire penitenze sacramentali tali da favorire il più possibile una stabile conversione".

La Sacra Sindone verrà esposta dal 19 aprile al 24 giugno: i fedeli considerano la reliquia il vero lenzuolo in cui venne avvolto il corpo di Cristo dopo la crocifissione, ma sulla sua autenticità i dubbi non sono mai stati sciolti. Gli specialisti nel corso dei decenni non sono infatti riusciti a stabilire con certezza assoluta la provenienza del sudario, che porta impresso il volto di un uomo: secondo il professor Giulio Fanti la reliquia risalirebbe al primo secolo dopo Cristo: non è però possibile in alcun modo stabilire con certezza se abbia avvolto il corpo di Gesù.

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