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Ryanair, dietro i voli annullati lo sfruttamento dei piloti: “Voliamo malati e sottopagati”

La denuncia di un ex pilota della compagnia irlandese ai microfoni di Fanpage.it: “Dove può, si risparmia. Molti sono assunti tramite agenzie interinali con contratti che non danno alcuni sicurezza. Se uno è malato o è in ferie non viene pagato. A rischio anche la tutela dei passeggeri”.
A cura di Ida Artiaco
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Oltre 400mila persone in tutta Europa sono alle prese con la decisione di Ryanair, la compagnia aerea low cost di origine irlandese, di annullare oltre duemila voli da un angolo all'altro del Vecchio Continente fino alla fine di ottobre. Sei settimane di passione per lavoratori e semplici viaggiatori, i quali non potranno fare altro che richiedere il rimborso del biglietto, per un totale già annunciato di 200 milioni di euro, o la modifica della propria prenotazione, nel migliore dei casi. L’ad di Ryanair, Michael O’Leary, ha giustificato la situazione con i problemi legati "alle ferie del personale e agli obiettivi sulla puntualità".

Ma, dietro la decisone di ridurre così drasticamente i servizi offerti, ci sarebbe altro, in particolare le imbarazzanti condizioni di lavoro a cui sono costretti i dipendenti, dai comandanti di cabina agli steward, che li hanno portati a presentare le proprie dimissioni e a cercare fortuna altrove. È proprio un ex pilota della compagnia irlandese a denunciare ai microfoni di Fanpage.it, in forma del tutto anonima, una situazione diventata ormai insostenibile e pericolosa anche per la sicurezza dei consumatori. "Ho lavorato per loro per circa tre anni sempre come primo ufficiale – ha raccontato -. La storia delle cancellazioni nasce soprattutto a causa della mancanza di personale, perché molti colleghi se ne sono andati alla ricerca di condizioni migliori. Molti sono assunti tramite agenzie interinali con contratti che non danno alcun tipo di sicurezza o addirittura con Partita Iva. Se uno è malato non viene pagato, e lo stesso anche se va in ferie".

Le parole dell'ex pilota sono confermate anche dai dati: soltanto nell'ultimo anno sono stati 700 i suoi colleghi che hanno lasciato Ryanair, vale a dire il 17% del totale, con 140 soggetti passati nelle aziende concorrenti, anche se Dublino parla solo di cento unità. "I piloti percepiscono unicamente una somma per ora di volo, dalla quale vengono inoltre trattenuti 4,50 euro per costi di addestramento direttamente sostenute dal lavoratore, ma non dovrebbe essere così – continua -. Anche perché la sicurezza e l'addestramento sono l'obiettivo di ciascuna compagnia aerea che opera a livello commerciale".

Per altro, un'ora di lavoro non corrisponde all'ora di volo. Per cui in media un pilota vola circa 80 ore al mese, a volte può volarne 60 o 90 ma non va mai oltre le 90 ore in 28 giorni secondo la normativa europea, per cui se si vuole guadagnare di più bisogna fare calcoli precisi. "Ryanair cerca il risparmio ovunque – conclude il lavoratore intervistato da Fanpage.it -, anche le condizioni del personale della cabina sono imbarazzanti. Soprattutto quello della malattia è un punto da non sottovalutare: se un pilota è incerto sulle sue condizioni psicofisiche, dovrebbe già chiamarsi fuori dalla disponibilità visto che il suo ruolo è legato alla questione della tutela dei passeggeri. Questa situazione non garantisce nessuna stabilità. Loro hanno tutti i mezzi per minacciarci. Finalmente, con questi disservizi per i consumatori, c'è stato modo di affrontare e rendere pubbliche tutte queste tematiche".

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