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Roma, decapitata con la mannaia: il killer abusava di psicofarmaci

Federico Leonelli era probabilmente sotto l’effetto di dosi eccessive di metaqualone, del quale faceva uso regolarmente. A stabilirlo saranno gli esiti degli esami tossicologici eseguiti sui campioni prelevati dal corpo del trentacinquenne ucciso dai poliziotti domenica, dopo aver decapitato la colf ucraina a colpi di mannaia.
A cura di Angela Marino
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Assumeva regolarmente dosi di metaqualone o quaalude, la cosiddetta "droga di Wall Street" Federico Leonelli, l'omicida della villetta degli orrori in Via Birmania, nel quartiere Eur di Roma, dove domenica ha brutalmente assassinato, decapitandola, la colf ucraina in servizio nella villa. L'uomo aveva perso la vita durante uno scontro con i poliziotti, che accorsi sul posto, lo avevano sorpreso mentre tentava di fuggire dal luogo del delitto, ancora armato di mannaia. Da quanto si apprende, il trentacinquenne era un paziente psichiatrico sottoposto ad una terapia farmacologica serrata, dalla quale trasgrediva spesso, omettendo o eccedendo le dosi. "Mio fratello alternava momenti di lucidità ad altri di squilibrio" racconta Laura Leonelli, sorella del trentacinquenne. "Questi ultimi dipendevano dall'abuso di un altro farmaco, il Provigil (usato per trattare disturbi da narcolessia, ndr.)" – spiega -" che acquistava tramite internet benché lo psichiatra glielo avesse proibito".  Nelle ultime ore la famiglia sta raccogliendo tutto il materiale relativo al percorso farmacologico e terapeutico del Leonelli per consegnarlo nelle mani del pm Luigi Fede, a capo dell'indagine.

A dare una risposta sul suo stato mentale al momento del delitto saranno quindi i risultati degli esami tossicologici eseguiti su campioni prelevati ieri nel corso dell'autopsia disposta sul corpo dell'uomo dalla Procura di Roma, che coordina le indagini. Gli esiti dell'autopsia saranno valutati anche dai consulenti della famiglia Leonelli, che intende fare chiarezza sulle circostanza in cui il trentacinquenne con la passione per le armi è stato ucciso. "Al di là di quanto accaduto, perché mio fratello è stato ucciso? – si chiede  la sorella – “Perché hanno mirato al cuore? Loro avevano una pistola e lui un coltello” – si interroga la sorella del Leonelli.

Oltre la mannaia l'omicida aveva un arsenale personale di coltelli

Era una persona instabile dedita alla passione sinistra per il coltelli e un'idolatria per l'esercito israeliano, in cui avrebbe tentato di arruolarsi. Così lo raccontano amici e conoscenti precisando che rifiutava si sottoporsi alle cure forzose dei medici e sfuggiva al controllo dei familiari e delle persone a lui vicine. Il soggiorno presso l'amico residente nel quartiere a sud di Roma, che gli aveva ceduto la propria abitazione mentre era via per le vacanze, gli ha consentito di crearsi un angolo appartato nella solitudine della villetta, per coltivare la sua passione delle armi. Lì, aveva portato il suo arsenale di coltelli, con il quale sembra che armeggiasse tutto il giorno. Oksana Martseniuk, la trentottenne ucraina, aveva notato questi strani movimenti dei quali aveva riferito al suo datore di lavoro. Nei giorni precedenti alla sua morte, la donna aveva mandato due messaggi a Giovanni Ciallella, il proprietario della villetta, dicendosi preoccupata e spaventata per il comportamento dell'ospite. Messaggi, che l'uomo ha potuto leggere quando la tragedia era ormai avvenuta. È stato forse l'interesse della colf per le sua attività a fomentare la rabbia omicida del Leonelli che l'ha aggredita nello spiazzo esterno dell'abitazione, come mostrano le tracce di sangue, per poi trascinarla all'interno e decapitarla orribilmente.

La vittima è stata uccisa da una coltellata al cuore

È stata eseguita ieri l'autopsia sul corpo di Oksana Martseniuk, trovata completamente dilaniata da quel coltello simile ad una mannaia che il Leonelli brandiva ancora quando è stato sorpreso dagli agenti nel tentativo di fuggire e poi freddato dai loro colpi. Secondo quanto è stato possibile ricostruire dall'esame, la donna è morta sotto i colpi dei fendenti, uno dei quali ha raggiunto il cuore. Tutte le ferite sono dovute al tentativo della vittima di difendersi dalle coltellate. La testa sarebbe quindi stata asportata in un secondo momento dall'assassino, che probabilmente aveva programmato di disfarsi del corpo tagliandolo a pezzi. A suffragare questa teoria c'è un elemento: i sacchetti di plastica trovati sulla scena del crimine accanto al corpo, pronti all'uso.

Sul corpo martoriato della trentottenne, sul quale Leonelli ha continuato a infierire anche dopo la morte, non emergono tracce di violenza sessuale. La testa della donna – fa sapere il medico legale che ha eseguito l'esame –  è stata recisa con la mannaia con  insolita perizia. Un dato inquietante questo, che potrebbe indurre a credere che l'uomo avesse già ucciso in passato. La procura di Roma ha però già scartato ogni possibile collegamento con altri casi di omicidi irrisolti. 

Parla il proprietario della villetta dell'Eur: "L'ho ospitato perché non aveva un posto dove stare"

«Conoscevo Federico da circa dieci anni, aveva lavorato con me a un progetto internet tra il 2004 e il 2005, poi l’ho perso di vista quando è andato a vivere a Madeira con la sua compagna, che a suo dire è morta per embolia», racconta Ciallella. «Circa due anni fa, lui è tornato a Roma sconvolto, mi ha chiamato raccontandomi cos’era accaduto, da quello che so ha vissuto per un po’ dalla madre, che aveva avuto un ictus quindi è rimasto anche solo durante il ricovero nell’abitazione di via Pigafetta, di cui si è appropriata la sorella, poi dal padre, un ex generale della Guardia di Finanza, che però l’aveva cacciato, sempre secondo la sua versione, perché non lavorava. Da lì aveva preso in affitto una camera a piazza Bologna con altri studenti ma non riusciva a pagarsela. Gli ho detto che poteva restare da me per un mese, io a luglio sarei partito».

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