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Rio 2016, caos in Brasile: a un anno dalle Olimpiadi nulla è pronto

Solo il dieci per cento degli impianti è stato ultimato: disorganizzazione, ritardi, contraddizioni, manifestazioni e corruzione stanno affossando il Paese ospitante che rischia di non presentarsi pronto per i Giochi.
A cura di Alessio Pediglieri
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Un Paese nel caos più totale e chi pensa ai disordini e alla disorganizzazione degli ultimi Mondiali di calcio sbaglia perché in Brasile oggi, a poco più di un anno dall'inizio dei Giochi di Rio 2016, la situazione è ancora più disastrosa. Non ci sono, per molte delle strutture ancora in divenire, né un programma definitivo di lavorazione né tantomeno un budget. Il costo che graverà sull'economia brasiliana per gli anni a venire è stimato, allo stato attuale delle cose, intorno ai 12 miliardi di euro. E ciò che allarma ancora di più è che solamente il 10% degli impianti è pronto, il resto è solamente un progetto sulla carta e rischia seriamente di rimanere tale.

Per capire il reale stato delle cose, a Londra per i Giochi 2012, a un anno dalla partenza era pronto l'80% delle strutture ospitanti le competizioni delle Olimpiadi. E' allarme globale, per una inedita drammaticità della situazione logistica. E' un campanello che suona fra la disperazione e l'imbarazzo generale, un campanello che nessuno, né il Cio, né tantomen il governo brasiliano, o il comitato olimpico sanno come far smettere di suonare, nonostante l'assegnazione sia avvenuta il 2 ottobre del 2009.

Tutto era prevedibile  – e alcuni da tempo contrari alle Olimpiadi brasiliane lo avevano previsto – ma nessuno si è mosso in modo concreto. Fino a un anno fa era ancora in piedi l'eventualità di mollare la presa da parte del governo brasiliano e cedere i Giochi ancora a Londra. Sarebbe stato un gesto disperato che avrebbe avuto l'effetto di produrre un precedente allucinante, di una città "costretta" ad accogliere due edizioni consecutive delle Olimpiadi ma poteva essere una scelta sensata. Che ovviamente non è arrivata.

Adesso si è nel punto di non ritorno: la ristrutturazione degli impianti preesistenti costruiti per i Mondiali non è stata completata, la maggior parte delle "deadline" di consegna dei lavori è stata disattesa dalle imprese di costruzione facendo lievitare le spese. Il Paese è in ginocchio e non ha aiuti concreti dall'esterno e il lavoro della criminalità organizzata con la speculazione degli appalti cresce di giorno in giorno.

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