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Rio 2016, Bolt in scioltezza sui 200, Gatlin fuori!

Bolt fa 19.78 quasi scherzando nel finale. Merritt in finale con 19.94. Ottimo De Grasse. Farah in finale sui 5000: sarà la prima senza kenyani dal 1980. Kenya che domina i 3000 siepi: nono oro olimpico di fila con Kipruto. Kemboi saluta con la squalifica. Polemiche su Semenya. Martello, fuori il campione del mondo Fajdek.
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Il verdetto dei 200 a Rio sembra già scritto. Le semifinali raccontano una verità chiara: è un Bolt potenzialmente da 19.40, l'oro può perderlo solo lui. Merritt, De Grasse e gli altri lotteranno per l'argento. Gatlin, rigido, prima degli eliminati. La carica del giamaicano arriva nella seconda delle tre batterie con un 19.78, terza miglior prestazione stagionale, corso con tanto di visibile frenata negli ultimi 20 metri. Si diverte eccome anche un rilassatissimo De Grasse, che quasi scherzando chiude in 19.80, nuovo record nazionale del Canada. LaShawn Merritt, nonostante una partenza non straordinaria, si prende la prima semifinale in 19.94, due decimi più lento rispetto al suo 19.74 che rimane la miglior prestazione stagionale.

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Bentornato anche a Christophe Lemaitre che dopo un paio di stagioni di appannamento torna in finale grazie al secondo posto in 20.01, il suo miglior tempo sul mezzo giro di pista dal 19.91 in Diamond League a Crystal Palace del 2012. Gatlin sorpreso anche da Edward fa una pessima figura. Normale e nulla più il 20.88 di Matteo Galvan, che certo non puntava alla finale ma rimane comunque quasi quattro decimi sopra il personale (20.50) corso a Rieti a giugno.

Bartoletta d'oro – Tianna Bartoletta, la campionessa del mondo in carica, vince l'appassionante finale di salto in lungo. La statunitense si prende l'oro con 7,17 metri al quinto tentativo. Bartoletta, già campionessa iridata a Helsinki nel 2005, ha migliorato di tre centimetri il salto che le aveva dato il titolo a Pechino l'anno scorso. Argento a Brittany Reese, atleta di talento e fisico strabordante dalla tecnica rivedibile, con 7,15 metri. Bronzo all'unica altra atleta capace di superare i 7 metri, la serba Spanovic che chiude con 7,08 e migliora di sei centimetri il suo precedente record nazionale.

Elaine Thompson strappa d'autorità l'oro nei 200 femminili. La giamaicana controlla già dalla partenza e rintuzza dopo la curva il ritorno di Dafne Schippers. Chiude così col suo nuovo primato stagionale in 21.78. L'olandese deve accontentarsi dell'argento (21.80). Il bronzo alla statunitense Tori Bowie è un'altra delle belle storie di questa Olimpiade. Affidata da piccola alla nonna, ha imparato a guidare e a cacciare prima di avere la patente, ha giocato a basket e rotto per anni i rapporti con il padre naturale. Non rinnega la sua famiglia, Tori, che al college ha brillato soprattutto nel salto in lungo ma già a Pechino aveva ottenuto il bronzo sui 100 metri.

Martello, fuori Fajdek – La sorpresa di giornata arriva dal martello maschile. Il campione del mondo, Pavel Fajdek, si ferma a 72 metri nelle qualificazioni e non entra in finale. Continua, dunque, l'incubo olimpico del polacco, fuori quattro anni fa a Londra con tre nulli al mattino, gli stessi che oggi hanno condannato l'azzurro Matteo Lingua. Fuori in maniera un po' inattesa anche Pittkamaki dalla finale del giavellotto.

3000 siepi, dominio Kenya – Il Kenya conquista l'undicesimo oro olimpico nei 3000 siepi maschili, il nono consecutivo dopo i boicottaggi a Montreal 1976 (contro i rapporti che la nazionale neozelandese manteneva con il Sudafrica dell'apartheid) e a Mosca 1980 per l'invasione sovietica dell'Afghanistan. Trionfa il più giovane del terzetto, Kipruto, campione under 20 nel 2012, che migliora il record olimpico (8:03.28). Argento allo statunitense Evan Jager in 8:04.28, anche lui sotto il precedente primato olimpico, che regala agli Usa il miglior piazzamento in questa specialità dall'oro, con tanto di record del mondo, di Horace Ashenfelter nel 1952. Non si interessava di politica, ma era un agente dell'FBI e da allora, nella stagione del maccartismo imperante, viene etichettato, con una battuta rimasta celebre, l'unico agente americano seguito da un sovietico (l'argento Vladimir Kazantsev) quando J.Edgar Hoover ordinava il contrario.

L'altro keniano Ezekiel Kemboi, campione in carica e sempre nei primi due posti in ogni grande manifestazione dal 2003, aveva annunciato che questa sarebbe stata la sua ultima gara. Chiude terzo, ma i francesi protestano, segnalano che ha messo un piede fuori pista nella curva dopo la riviera e ottengono che venga squalificato: il bronzo va al transalpino Mahiedine Mekhissi.

Kipruto, che ha un personale di 8:00.12 quest'anno a Birmingham in Diamond League, realizzando con le braccia alzate già diversi metri prima del traguardo, ha promesso che attaccherò il primato del mondo di Saif Saaeed Shaheen, alias Stephen Cherono, che dura ormai da 12 anni (7:53.63).

110 ostacoli, Rollins vola – La favorita Brianna Rollins, campionessa del mondo 2013 che arriva a Rio forte della quarta miglior prestazione di sempre, domina la sua semifinale nei 100 ostacoli in 12.47. Vince con il miglior tempo delle semifinali, davanti a Pedrya Seymour che firma il nuovo record nazionale delle Bahamas (12.64). Ripescate da questa batteria sia la tedesca Cindy Roleder sia Tiffany Porter, che ha preso il cognome del marito e in finale sfiderà la sorella Cindy Ofili, seconda nell'ultima semifinale. Agevole la qualificazione anche per la due volte campionessa mondiale indoor sui 60, la statunitense Nia Ali (12.65) che nella seconda semifinale ha lottato con Jasmine Camacho-Quinn, sorella di Robert, che gioca nella NFL da defensive end dei Los Angeles Rams. La portoricana però il nono ostacolo cadendo poi all'ultimo. Kristi Castlin, infine, completa il tris di statunitensi che si giocheranno il titolo in finale.

Farah avanza distratto – Cade ancora un distratto Mo Farah, ma avanza alla finale dei 5000, con l'obiettivo di completare la seconda doppietta olimpica 5000-1000 di fila, dopo le due già riuscite ai Mondiali. In finale anche il connazionale Andy Butchart. Il 24enne di Dunblane, coetaneo del due volte campione olimpico e vincitore di Wimbledon Andy Murray, ha fatto da lepre nella seconda batteria, decisamente più rapida di quella che ha qualificato Farah. Sarà, un po' a sorpresa, una finale senza kenyani, la prima da Mosca 1980. O meglio, tre kenyani ci sono ma corrono per gli Stati Uniti: l'argento di Londra Gebremeskel, il campione del mondo 2007 Bernard Lagat, alla quinta Olimpiade (bronzo a Sydney 2000), e Paul Chelimo, il migliore in batteria, che ha cambiato nazionalità dopo aver servito nell'esercito Usa.

Semenya, ancora polemiche – Caster Semenya domina le batterie degli 800 ma tornano le polemiche. “Capisco che vuole semplicemente competere come tutte noi, e non è giusto per lei. Ma gareggiare contro di lei non è nemmeno giusto per noi” ha detto la francese Justine Fedronic, eliminata. Semenya è la grande favorita per l'oro, la candidata per battere il più antico record del mondo dell'atletica, l'1:53.28 per molti dopato della cecoslovacca Jarmila Kratochvilova del 1983. La IAAF aveva deciso di imporre a Semenya, e ad altre atlete come l'indiana Chand, settima nella sua batteria sui 100, di assumere ormoni per abbassare il livello di testosterone prodotto naturalmente dall'organismo. Il TAS di Losanna ha annullato la decisione e ha imposto alla IAAF di presentare prove più valide per dimostrare che i livelli più alti costituiscano effettivamente un vantaggio illecito. Il presidente Sebastian Coe da un lato ha promesso che “tratteremo la vicenda con sensibilità, non dobbiamo dimenticare che sono persone”, dall'altra non ha comunque escluso la possibilità di appellarsi contro la decisione del TAS. Per Semenya, dunque, potrebbe essere l'ultima occasione olimpica di una carriera da prima pagina. Per ragioni che però nulla hanno a che fare con la pista. Col vissuto privato esposto come manifesto politico.

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