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Ringo riparte da Napoli e cita Eduardo: intervista a Recchioni e Mammucari

Esce il 16 ottobre 2014 il primo numero di “Ringo” dando il via all’attesa seconda stagione di “Orfani”. Si riparte da Napoli, la prima città sopravvissuta al disastro. Tanti gli spunti che hanno ispirato Roberto Recchioni ed Emiliano Mammucari, da Eduardo De Filippo alle macchine anatomiche, dalle Vele al Centro Direzionale. Ne parliamo in un’intervista accompagnata da alcune tavole in anteprima.
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Esce il 16 ottobre 2014 il primo numero di "Ringo", attesa seconda stagione di "Orfani". Si riparte da Napoli, la prima città sopravvissuta al disastro. Tanti gli spunti che hanno ispirato Roberto Recchioni ed Emiliano Mammucari, da Eduardo De Filippo alle macchine anatomiche, dalle Vele al Centro Direzionale. Ne parliamo in un'intervista accompagnata da alcune tavole in anteprima.

Il mondo come lo conoscevamo prima, non esiste più. Non c’è economia, non c’è stato sociale, non c’è futuro. Adesso esiste un Governo dittatoriale che reprime nel sangue ogni resistenza e che tiene in scacco la popolazione mondiale, nascondendo dietro un finto attacco alieno, le loro responsabilità sulla distruzione di tutto. È stato questo lo scenario della prima stagione di “Orfani”, la nuova serie fantascientifica della Sergio Bonelli Editore, così bella da essere già considerata un grande classico.

La seconda stagione riparte da Ringo, l’ultimo degli “Orfani”, e dalla città di Napoli. L'albo è in uscita il 16 ottobre 2014, per Comics Fanpage abbiamo incontrato Roberto Recchioni ed Emiliano Mammucari, creatori della serie, per soddisfare qualche curiosità su questo nuovo ciclo e per parlare proprio della scelta di ripartire dalla città all’ombra del Vesuvio, la prima ad essere sopravvissuta alla catastrofe che, lo ricordiamo, ha avuto come epicentro Ginevra, in Svizzera.

La Napoli di Recchioni e Mammucari è una città invasa dal potere del Governo, infettata come da un cancro enorme. Su Castel dell’Ovo adesso c’è un enorme bombardiere, delle torri gigantesche si ergono sul Centro Direzionale e il tempio del pallone, lo Stadio San Paolo, è diventato un grande carcere. La Resistenza si è presa i luoghi dimenticati e nascosti, le Vele di Scampia e la Cappella Sansevero, che custodisce (oggi, come nel fumetto) il Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino e le macchine anatomiche del principe Raimondo di Sangro.

Roberto, in conferenza stampa hai anticipato che sarà una grande avventura ambientata in un’Italia distopica. Si riparte da Napoli: la storia accompagna il lettore nei luoghi più significativi. Come è stato partire da qui?

Sono affezionato alla città di Napoli, ho cercato di immaginare quale sarebbe potuta essere una città sopravvissuta alla catastrofe e Napoli tornava utile in questo senso. Un meraviglioso melting pot culturale, sono affascinato da suggestioni visive come il Vesuvio, il golfo, il Centro Direzionale a deturpare il panorama e a dare un’aria alla Blade Runner. Inoltre, sono un grande amante della città, cerco di andarci almeno due volte l’anno.

Emiliano, le tavole ci portano in una Napoli diversa, che però non ha perso nulla della sua architettura. Le vele, il barocco napoletano, l’urbanistica impossibile. Come ci hai lavorato?

Noi partiamo dall’assunto che il mondo è andato distrutto come si vede in Orfani 1, l’epicentro della distruzione è in Svizzera. Più ci allontaniamo da lì, più si rallenta l’onda d’urto. Per cui Napoli è la prima città che rimane in piedi, per modo di dire. Lì viene costruito il nuovo Centro Direzionale, sui cui viene installato il nuovo Governo dittatoriale. Napoli non è stata distrutta dall’esplosione, ma il mondo è distrutto: non c’è più economia, non c’è più sviluppo. Ho lavorato a memoria perché Napoli la conosco molto bene, immaginandola come sarebbe se Napoli si spegnesse. Ho tolto un po’ di luoghi comuni, ma ho voluto lasciare i panni stesi perché ho letto che gli scrittori dell’Ottocento, quando facevano i loro giri turistici, parlavano già di scene simili. Per questo ho pensato a Napoli in questa maniera. È una Napoli molto mia.

Roberto, dalle Vele di Scampia dove fa base la Resistenza fino alla Cappella di Sansevero dove il nostro eroe organizza la sua missione. Lo Stadio San Paolo è invece un carcere, il Centro Direzionale è la base del governo. Come è avvenuta la scelta dei luoghi presenti nell’albo?

Alcune scelte sono venute naturali. Gli stadi vengono spessissimo trasformati in grandi carceri in paesi occupati o in condizioni di legge marziale, perché è proprio la struttura che torna comodo per creare centri di detenzione. Partire dalle Vele è stata una scelta simbolica, all’interno c’è un gruppo di Resistenza. La Cappella di Sansevero, la Napoli erranea, le macchine alchemiche: tutti posti che mi hanno sempre suggestionato.

Emiliano, come sono messe le altre città che faranno da sfondo alle avventure di Ringo?

Più andiamo a Nord e più c’è devastazione, soprattutto dal punto di vista visivo c’è attrazione. Volevo che le prime città si riconoscessero, mentre le ultime alcuni dettagli solo le persone del luogo potranno riconoscerle. Nel secondo numero c’è Cassino, una zona grigia. Ci sono focolai di ribellione, lì a Cassino c’è un ex compagno di battaglie di Ringo che ha costruito un ospedale. Al terzo numero c’è Roma, la Roma di Ambrosini, meravigliosa, brutale. È diventata anche estremamente carnale. Dal quarto cominciamo a non riconoscere più le città.

Roberto, il fumetto è un omaggio a Napoli anche nell’intreccio. Al netto degli spoiler, c’è un riferimento molto esplicito, bello, ad uno dei lavori più grandi di Eduardo De Filippo. Filumena Marturano. 

Sono un grande appassionato di Napoli e la sua cultura, nel caso specifico volevo dare un’identità fortemente italiana a qust’albo che cambia radicalmente rispetto alla serie precedente. Ringo vuole essere una lettura in una chiave quanto più italiana possibile alla fantascienza.

Emiliano, hai curato di persona i disegni del primo numero, ai colori c’è Annalisa Leoni che, stando anche alle prime recensioni presenti sul web, ha stupito tutti. 

Sono molto orgoglioso del mio team, i miei compagni di viaggio che un po’ mi sono cresciuto e un po’ mi stanno crescendo. Stanno contribuendo non solo ad “Orfani”, ma a tutto il fumetto italiano. Negli ultimi quattro anni, grazie ad “Orfani”, tutto il movimento italiano è stato costretto ad alzare gli standard. Cinque anni fa un fumetto non se lo sognava di arrivare a questi livelli tecnici e di produzione. Con Annalisa Leoni (sai che è fidanzata con Lorenzo De Felici, no? Una bella coppia di coloristi – ci rivela così un gossip, ndr) mi trovo benissimo, perché abbiamo sviluppato un sistema nuovo. Visto che abbiamo il controllo completo dello strumento, perché devo finire io la china e dove finisce la china, inizia il colore? Allora a volte, inizio io il colore, lei finisce il disegno. Quindi non ci sono più confini, in un certo senso.

Roberto, in conclusione, la prima stagione di “Orfani” sarà una serie tv in motion comic e uno sceneggiato radiofonico. Cosa ti aspetti da questi due esperimenti. E Con “Ringo” se l’asticella delle possibilità in termini crossmediali, sale un po’ di più.

È un primo passo. La Bonelli entra in produzione e co-produzione di opere multimediali. Chiaro che in un progetto così ambizioso, c’è bisogno di fare tutte le ossa e tutte le esperienze possibili. Speriamo di realizzare la giusta esperienza, per realizzare poi prodotti sempre migliori.

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