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Rimini, albergo rifiuta donna cieca con cane guida: “Niente animali”

“Una violazione dei diritti umani basilari”. Così Mario Barbuto, presidente dell’Unione Italiana Ciechi, definisce il caso di una donna pugliese, non vedente, che si è vista chiudere le porte in faccia da un hotel di Rimini, dove intendeva soggiornare assieme al suo cane guida.
A cura di Biagio Chiariello
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Ad una donna non vedente, accompagnata dal suo cane guida, è stato impedito l’accesso in un albergo di Rimini. A denunciare l'episodio è l'Unione Italiana dei Ciechi e Ipovedenti (Uic), che ha sposto una protesta formale contro l’accaduto, ricordando come la legge affermi che "il cieco con il cane guida può entrare in tutti i luoghi aperti al pubblico". L’associazione spiega che l’addetto alle prenotazioni, dopo aver appreso che la turista era accompagnata dal cane, ha spiegato che la “politica aziendale” rende impossibile accedere alla struttura in compagnia di animali. A nulla sarebbe valso ricordare al dipendente dell’hotel, la legge sui cani guida, valida dal 1974 e a tutela delle persone con disabilità vittime di questo tipo di discriminazioni.

“Il cane guida – spiega Mario Barbuto, presidente nazionale dell’Uic, scrive il Corriere della Sera – è un vero compagno di libertà, sempre disponibile e pronto ad assecondare le necessità di autonomia e di mobilità. Purtroppo però, ancora oggi, troppo spesso non viene permesso al non vedente accompagnato dal cane guida di soggiornare in un albergo, entrare in un ristorante, prendere un taxi o utilizzare mezzi di trasporto pubblico, nonostante l’esistenza della legge, e il buon senso. Ogni rifiuto di questa nostra libertà – continua Barbuto – costituisce una violazione dei nostri diritti umani basilari. A questi diritti non potremo mai rinunciare ed è nostro dovere difenderli in ogni sede e con ogni mezzo”.

L’albergo in questione non si è scusato con la donna e, anzi, ha spiegato che  “a tutti i potenziali ospiti che ci richiedono di poter portare con loro degli animali, rispondiamo negativamente senza aggiungere altro – spiega l’amministratore dell’hotel – Nel caso del cieco richiedente, oltre a rispondere negativamente, abbiamo provveduto a segnalare una struttura limitrofa che offre gli stessi servizi, dopo averla contattata e aver concordato lo stesso prezzo nonostante avesse costi diversi nel periodo desiderato”. L’hotel, viene spiegato nel comunicato, “garantisce ai propri ospiti da anni un ambiente pulito e confortevole senza la presenza di animali. Al momento della prenotazione i clienti sono certi che al loro arrivo troveranno una struttura completamente priva di residui quali possono essere i peli di gatti o cani, causa di allergie per molti. E non ci si può suggerire una maggiore attenzione nelle pulizie per ovviare al problema delle allergie”. E ancora il personale dell’albergo sotto accusa, pur rammaricandosi “delle problematiche” che l’ipovedente “vive nel quotidiano e non possiamo neanche minimamente immaginarcele”, allo stesso tempo “non può prevalere sui nostri obblighi commerciali e morali nei confronti di una pluralità indefinita di ospiti che confidano nella nostra onestà, e che frequentano da anni la nostra struttura con la certezza che magari i loro figli se non loro stessi, con forme di grave allergia agli animali possono trascorrere delle vacanze serene – conclude la nota – e conformi al contratto stipulato (struttura pet free)”.

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