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Rimborsopoli Piemonte, 10 condanne. Assolto l’ex presidente leghista Cota

Tra le spese a lui contestate, anche quelle per un paio di “mutande verdi”, diventate poi uno dei simboli del processo. Insieme a Cota sono stati assolti altri quattordici consiglieri.
A cura di C. T.
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Conferenza stampa di Roberto Cota a Torino

Si chiude con dieci condanne e quindici assoluzioni in primo grado il processo Rimborsopoli sulle "spese pazze" in Regione Piemonte. Tra gli assolti anche l'ex governatore leghista Roberto Cota. Tra le spese a lui contestate, anche quelle per un paio di "mutande verdi", diventate poi uno dei simboli del processo. Insieme a Cota sono stati assolti altri quattordici consiglieri: Roberto De Magistris, Massimo Giordano, Federico Gregorio, Riccardo Molinari, Paolo Tiramani, Michele Dell'Utri, Angelo Burzi, Alberto Goffi, Maurizio Lupi, Girolamo La Rocca, Lorenzo Leardi, Massimiliano Motta, Rossana Valle, Sara Lupi.

"Sono contento, fin dall'inizio sapevo di essere innocente. Sono stato fatto oggetto di attacchi ignobili, e ho sofferto tanto. Ma è giusto avere fiducia, una parte del sistema funziona", ha detto Cota uscendo dall'aula. "È una sentenza accurata e dettaglia è molto meditata – ha il suo legale, Guido Alleva – mi sembra che faccia giustizia non solo dal punto di vista dei fatti contestati ma anche del punto di vista giuridico e mediatico". "Via un altro pezzo di fango: per me è la terza assoluzione dopo quelle della Corte dei Conti e del Tar sulla vicenda del bar Coccia aperta dalla procura di Novara. Sono contento ma non sorpreso perché sapevo di essere a posto" ha aggiunto Massimo Giordano, ex assessore della giunta Cota.

L'inchiesta aveva fatto emergere decine di migliaia di euro accumulate per arrotondare gli stipendi grazie ai meccanismi di rimborsi dei gruppi. La Regione nel corso del processo aveva ricevuto dagli imputati indennizzi per 2,4 milioni, adesso otterrà da due dei condannati 20mila euro. Nessun indennizzo invece alla parte civile Codacons. Ad aprile 2014 Cota aveva restituito al Consiglio regionale 32mila euro di rimborsi, cioè la cifra che gli veniva contestata dalla procura con un'aggiunta del 30% a tittolo di "compensazione del danno di immagine".

Tra i condannati, la pena più alta è andata a Michele Giovine, tre anni e dieci mesi di reclusione, la più bassa ad Augusta Montaruli, quattro mesi. Oltre a loro sono stati condannati: Giovanni Negro (un anno e quattro mesi), Michele Formagnana (due anni e otto mesi), Alberto Cortopassi (due anni e un mese), Rosa Anna Costa (due anni e un mese), Angiolino Mastrullo (due anni e sei mesi), Alfredo Tentoni (due anni e cinque mesi), Daniele Cantore (un anno e otto mesi) e Andrea Stara (tre anni e quattro mesi).

Gli imputati si sono sempre difesi parlando di "spese istituzionali", nonostante si parli di cene, pranzi, abiti e borse griffate. L'accusa, portata avanti tenacemente dai pm Enrica Gabetta e Giancarlo Avenati Bassi, invece non ha mai avuto dubbi sul fatto che fossero di natura personale, molto spesso ingiustificate, configurando il reato di peculato.

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