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Rilasciati i 5 attivisti italiani per i diritti fermati in Russia: “Stiamo tutti bene”

Sono di Antigone, A Buon Diritto e Arcigay. Affermano di essere stati “trattati bene”. Erano in Russia per monitorare la situazione dei diritti umani, ma ci sono stati problemi con il visto.
A cura di Biagio Chiariello
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Cinque attivisti italiani – tre attivisti di Antigone, il presidente nazionale di Arcigay e la direttrice di A Buon Diritto – sono stati fermati e poi rilasciati in Russia, a Nizhny Novogorod, nel corso di una riunione con i colleghi della ong `Committee Against Torture´. Tutto è iniziato ieri alle 15:00, ore locali: alla base del fermo ci sarebbe una violazione delle norme d’ingresso nella Federazione Russa, ovvero un visto `errato´ – turistico – rispetto al motivo della visita degli attivisti che volevano svolgere un attività di monitoraggio sulla situazione delle carceri russe. In serata è arrivato il rilascio. “Sono stati tutti molto gentili, nessuno ci ha torto un capello”, ha raccontato al telefono all’Ansa Valentina Calderone. “Ci hanno spiegato che il visto in nostro possesso non era corretto e ci è stata comminata una multa di 2mila rubli a testa”. Cioè circa 20 euro.  "Qualsiasi cosa leggiate in questi minuti sappiate che stiamo bene. Vi daremo presto nostre notizie, sperando che il fermo deciso dalla polizia russa si risolva in fretta…". Ha poi confermato su Facebook Michele Miravalle, uno degli attivisti fermati:

L'incontro era stato voluto dall'associazione russa ‘Man and Law', partner di Antigone in un progetto di scambio con la società civile russa. Fin dal primo momento – spiega Antigone –  sono stati allertati l'ambasciata italiana in Russia e il ministero degli Esteri, nella persona del sottosegretario agli Esteri Enzo Amendola. "Con soddisfazione e gioia confermo che i cinque attivisti italiani posti in stato di fermo amministrativo in Russia sono stati rilasciati e faranno a breve rientro in Italia", ha dichiarato il ministro degli Esteri, Angelino Alfano. "Questo bel risultato – ha aggiunto il ministro – è stato possibile anche grazie al pronto intervento della Farnesina e del Consolato Generale d'Italia a Mosca, che fin dal primo momento hanno seguito il caso, in stretto contatto con le autorità russe". “Si tratta solo di un altro episodio in cui, con un pretesto, vengono fermati dei cittadini stranieri che entrano nel nostro paese con un visto turistico e partecipano a degli incontri”, ha detto ai media locali il capo di `Committee Against Torture´ Igor Kalyapin.

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