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Riina: “Borsellino suonò il citofono e scoppiò tutto. Grazie al Signore”

In una conversazione con un detenuto durante l’ora d’aria il boss ha commentato l’attentato al giudice Paolo Borsellino.
A cura di Davide Falcioni
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Cosa Nostra intercettava le conversazioni telefoniche del giudice Paolo Borsellino. A rivelarlo, in una conversazione con un altro detenuto, è stato il boss Totò Riina. Parlando dell'attentato di via D'Amelio il capo mafia, dialogando con un compagno di carcere, ha detto: "Sapevamo che doveva andare là perché lui gli ha detto: ‘domani mamma vengo'". In un altro spezzone della conversazione intercettata Riina racconta: "Questa del campanello però è un fenomeno… Questa una volta il Signore l'ha fatta e poi basta. Arriva, suona e scoppia tutto". Riina lo ha detto ad Alberto Lorusso, l'uomo insieme al quale trascorre l'ora d'aria in carcere: il boss ha spiegato che l'esplosione che provocò la strage venne causata dal tasto del citofono, collegato a un ordigno. "Il fatto che è collegato là è un colpo geniale proprio. Perché siccome là era difficile stare sul posto per attivarla… Ma lui l'attiva lo stesso". Riina ha avuto questa conversazione il 29 agosto del 2013.

Riina su Borsellino: "Una vita ci ho combattuto, una vita"

"Una vita ci ho combattuto – dice – una vita… Là a Marsala (il magistrato lavorava a Marsala ndr)". "Ma chi glielo dice a lui di andare a suonare?" si chiede Riina. "Ma lui perché non si fa dare le chiavi da sua madre e apre", ha aggiunto il boss, confermando che a innescare l'esplosione sarebbe stato il comando piazzato nel citofono del condominio della madre del magistrato in via D'Amelio. "Minchia – racconta – lui va a suonare a sua madre dove gli abbiamo messo la bomba. Lui va a suonare e si spara la bomba lui stesso. E' troppo forte questa".

Per gli inquirenti Cosa Nostra avrebbe escogitato un sistema piuttosto complicato: un primo telecomando avrebbe attivato la trasmittente, il giudice poi suonando il citofono avrebbe chiuso il collegamento e fatto esplodere l'autobomba. La tecnica, per i magistrati, sarebbe simili a quella usata per l'attentato al rapido 904 per cui Riina è stato recentemente rinviato a giudizio come mandante.

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