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Riforme: Forza Italia e Lega ritirano i subemendamenti, bagarre in aula

Riprende alla Camera dei deputati la discussione sulle riforme costituzionali: polemiche in Aula e dimissione del relatore Francesco Paolo Sisto. Il Pd chiede seduta fiume, Fi e Lega ritirano i sub emendamenti.
A cura di Redazione
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Ore 23.15 – Pd chiede e ottiene seduta fiume, rissa Lega-Ncd. Il capogruppo del Pd Roberto Speranza ha chiesto la seduta fiume limitatamente all'esame del ddl sulle riforme costituzionali. La trovata è un escamotage tecnico per aggirare la possibilità per ogni parlamentare di presentare sub-emendamenti all'inizio di ogni seduta. Sulla proposta però si è scatenata una Rissa in Aula tra Leghisti e Ncd evitata solo grazie al pronto intervento dei commessi. L'Aula poi ha approvato la proposta e ora l'esame della Riforma Costituzionale prosegue. Speranza ha espresso "amarezza e rammarico" per il mancato accordo tra maggioranza e opposizione che evitasse di ricorrere a questo strumento, sottoleinando però che il Pd intende andare avanti "con determinazione" sulle riforme. Speranza ha aggiunto che il voto finale sul ddl potrebbe avvenire la prima settimana di marzo. Intanto dopo le polemiche e le proteste la Lega Nord e Fi hanno ritirato tutti i propri sub-emendamenti. Lo ha annunciato la presidente della Camera Laura Boldrini che poco prima aveva aumentato i tempi a disposizione dei gruppi per gli interventi sulle riforme costituzionali per evitare la bagarre in Aula. Lega e Forza Italia avevano presentato nei giorni scorsi dei sub-emendamenti agli emendamenti depositati da altri parlamentari di altri gruppi ma con la scelta di oggi lasciano solo quelli che si riferiscono ai pochi emendamenti del relatore Emanuele Fiano. Restano a questo punto sul tavolo solo gli emendamenti del M5S.

UPDATE – Arturo Scotto, capogruppo di Sel, aveva appena finito di parlare a nome del suo gruppo quando in aula è esplosa la bagarre: dai banchi di Sinistra Ecologia Libertà sono iniziati a volare grossi fascicoli degli emendamenti (ciascuno di circa 400 pagine) verso il banco della presidenza e del governo. Il miglior "lanciatore"  è stato Adriano Zaccagnini, il cui fascicolo ha quasi sfiorato un rappresentante dell'esecutivo. Mentre la vicepresidente Sereni tentava di mettere ordine, fascicoli sono stati lanciati anche dal lato destro dell'Emiciclo, dove siedono i deputati di Forza Italia. Sereni ha richiamato all'ordine due volte Scotto ed espulso Zaccagnini. Poi, di fronte al crescere dei disordini, ha sospeso la seduta.

Come da programma, nella tarda mattinata è ripreso l’esame del disegno di legge costituzionale Renzi – Boschi, recante “disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione”. Si tratta ovviamente del disegno di legge di riforma costituzionale, già approvato in prima lettura dal Senato della Repubblica, sul quale sembrava esserci un accordo fra la maggioranza di Governo ed il gruppo di Forza Italia (i cui senatori hanno infatti votato il testo a Palazzo Madama).

Tuttavia, le tensioni emerse durante il percorso che ha portato all’elezione di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica non sono rimaste senza conseguenze e questa mattina si sono concretizzate nelle dimissioni di uno dei relatori al testo, il forzista Francesco Paolo Sisto. Una scelta motivata con le scelte del suo partito, reputate da Sisto, “incompatibili col ruolo di giocatore in questa partita” e che ora determina un fatto inconsueto: a proseguire come relatore del provvedimento sarà da adesso in poi il solo Emanuele Fiano, deputato del Partito Democratico.

Le dimissioni di Sisto, se dal punto di vista politico rappresentano un fatto centrale, non cambieranno però il percorso dell’esame parlamentare, dal momento che la presidenza si è limitata “a prendere atto delle dimissioni”, senza modificare i tempi della discussione e senza nemmeno convocare una conferenza dei capigruppo. Una ulteriore richiesta di rinvio della discussione, questa volta formulata da Forza Italia e dal gruppo Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale e legata alla necessità di "ricordare l'eccidio delle foibe", è stata successivamente respinta dalla presidenza. 

Del resto, ad anticipare la mossa parlamentare, era stato in qualche modo lo stesso Silvio Berlusconi, spiegando: "Non ci sentiamo più, di fronte a un comportamento di questo genere, di continuare nella direzione sin qui seguita. Daremo ancora il nostro voto a quelle riforme che verranno presentate e che riterremo siano positive per l'Italia e per gli italiani, ma non lo faremo più accettando tutto quello che avevamo fin qui accettato, proprio per amore di riforma, di risultato positivo".

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