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Riforme, Boschi: “Non cambiamo la forma di Governo, ma diamo strumenti più rapidi”

Alla Camera la discussione del ddl costituzionale Renzi – Boschi. Il ministro per i Rapporti col Parlamento e le Riforme: “Le dittature sorgono non dai Governi che governano e che durano, ma dell’impossibilità di governare dei governi democratici”.
A cura di Redazione
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Nella giornata di oggi passerà compiutamente all’esame della Camera dei deputati il disegno di legge costituzionale “Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione”, già approvato in prima lettura dal Senato della Repubblica. Ad introdurre la discussione un lungo intervento del ministro per le Riforme Maria Elena Boschi, che ha ribadito la centralità del percorso di riforme costituzionali, in sintonia con quanto detto dal Capo dello Stato solo qualche giorno fa. La Boschi ha infatti spiegato come “fin dall'inizio le riforme costituzionali sono state poste al centro del programma di questo Governo, che si è assunto quindi l'iniziativa legislativa presentando un proprio disegno di legge costituzionale” e ha spiegato come l’urgenza non sia “un vezzo” o un modo per “concentrare l'attenzione sulle riforme costituzionali o sulla legge elettorale come se fosse un'arma di distrazione di massa per non prendere in esame altri problemi sicuramente prioritari”.

Nella lettura del ministro Boschi si completa con la discussione parlamentare un percorso cominciato anni addietro, con il dibattito per “ridefinire un nuovo assetto costituzionale che superasse il bicameralismo perfetto, che riducesse il numero dei parlamentari, che portasse a rivedere il rapporto tra Stato e regioni e che prevedesse un Senato rappresentativo delle regioni e degli enti locali”. E non c’è dubbio che, “l'impianto, nelle sue linee essenziali – quindi, superamento del bicameralismo perfetto, rapporto di fiducia esclusivo della Camera nei confronti del Governo, abolizione delle province, del CNEL, rivisitazione del Titolo V – veda una convergenza, una condivisione ampia anche del mondo accademico”.

In ogni caso, ha spiegato il ministro, “questa riforma non si propone di cambiare la forma di Governo, restiamo ancorati saldamente a una forma di Governo parlamentare; il Parlamento mantiene la centralità, si cerca, però, di avere strumenti più rapidi e più efficaci. […] Le dittature sorgono non dai Governi che governano e che durano, ma dell'impossibilità di governare dei governi democratici. Quindi io credo che sia un rafforzamento della democrazia prevedere la possibilità per il Governo di dare risposte efficaci ai cittadini”.

Nello specifico, vanno poi rilevate le modifiche apportate dalla Commissione Affari Costituzionali negli ultimi 3 mesi: “Abbiamo ridotto le funzioni del Senato, eliminando la competenza bicamerale nelle materie di cui agli articoli 29 e 32 della Costituzione […] precisato il ruolo del Senato nella valutazione delle politiche pubbliche […] declinato n modo più puntuale le materie previste dalla Costituzione in cui permane una competenza bicamerale […] chiarito l'individuazione del procedimento legislativo e quindi delle modalità, poi, del modo di legiferare  […] apportato delle modifiche molto incisive anche alla proposta che era stata avanzata dal Governo del voto a data certa e del voto bloccato”.

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