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Riforma della Rai, Boldrini gela Renzi: “No al decreto, non c’è urgenza”

La Presidente della Camera ha dichiarato: “Il decreto si deve fare quando c’è materia di urgenza. Sulla Rai non c’è qualcosa di imminente, non c’è una scadenza”.
A cura di Davide Falcioni
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UPDATE: Non si è fatta attendere, ed è stata durissima, la replica del vice-segretario del Partito Democratico Lorenzo Guerini: "La valutazione sulla necessità e urgenza di decreti legge spetta al Presidente della Repubblica e a nessun altro: con tutto il rispetto, la responsabilità di Laura Boldrini è oggi quella di presidente della Camera e non di presidente della Repubblica".

Laura Boldrini, Presidente della Camera e terza carica dello Stato, gela Matteo Renzi sulla "riforma della Rai": "Il decreto – ha detto la marchigiana – si deve fare quando c’è materia di urgenza. Sulla Rai non c’è qualcosa di imminente, non c’è una scadenza". La presidente dell'aula di Montecitorio – intervenuta nel corso della trasmissione "di martedì" – ha espresso il suo parere in merito all'intenzione del Presidente del Consiglio, che aveva annunciato l’obiettivo del governo di "non far eleggere il nuovo cda Rai con la legge Gasparri". "Se ci sono i tempi in Parlamento", aveva dichiarato il premier, "faremo un ddl, se invece ci sono le condizioni di urgenza e necessità faremo un decreto legge come prescrive la Costituzione".

Ma cosa intende il capo del Governo quando parla di "riforma della Rai"? Sostanzialmente Renzi ha in mente un'azienda con un Cda molto snello, composto da cinque membri con poteri limitati limitati non più dalla Commissione Parlamentare di Vigilanza, bensì da una fondazione che sottoporrebbe le sue scelte al Capo dello Stato. Per fare ciò il premier aveva annunciato di poter ricorrere a un decreto legge, ma lo stop di Laura Boldrini potrebbe allungare decisamente i tempi.

In merito al ricorso "facile" ai decreti legge Renzi aveva spiegato: "Saremo in grado di fare meno decreti se le opposizioni faranno meno atti di ostruzionismo; se le opposizoni in tutti i passaggi della vita parlamentare scelgono la strada dell'ostruzionismo esercitano certamente un loro diritto. Ma lo strumento naturale diventa fatalmente il decreto legge". "Le modalità con cui si fanno le leggi in Italia sono disciplinate dalla Costituzione – ha poi aggiunto il premier – Facciamo decreti legge quando ci sono le caratteristiche di necessità e urgenza. Se le opposizioni fanno ostruzionismo una volta è comprensibile, due volte è comprensibile, tre volte è un pò meno comprensibile". A tal proposito la Boldrini ha replicato: "Sono d’accordo che il governo ha bisogno di tempi certi ma bisogna anche dare alle opposizioni le garanzie. Se si arrivasse a dare tempi certi su provvedimenti ordinari non ci sarebbe bisogno di ricorrere al decreto". La presidente della Camera è quindi tornata sul Jobs Act: "Mi hanno chiesto un parere sul Jobs Act. Da presidente della Camera, cosa dovevo dire se non che era meglio tenere in considerazione il parere delle Commissioni? E’ un mio dovere ma non entro nel merito".

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