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Riforma Costituzione: Sì all’art. 21 sull’elezione del capo dello Stato

Prosegue con una certa celerità la discussione della riforma della Costituzione al Senato. La norma è passata con 161 sì, 3 no e 5 astensioni. Lega, M5S, Forza italia e Sel non hanno votato.
A cura di Redazione
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19.30 – Sì all'art. 21 su elezione Capo Stato – Il Senato ha approvato l'articolo 21 del ddl Boschi sulle riforme, che riguarda le modalità di elezione del Presidente della Repubblica. I sì sono stati 161, i no 3, gli astenuti 5.

UPDATE ore 18:00 – Sembra definitivamente in discesa il cammino del disegno di legge costituzionale dopo che la maggioranza ha incassato il via libera anche sull'articolo 21, modifiche articolo 83 Cost. in materia di delegati regionali e di quorum per l'elezione del Presidente della Repubblica. Si trattava di un punto delicatissimo perché oggetto di una serie di emendamenti della minoranza del Partito Democratico, in particolare relativamente all'elezione del Presidente della Repubblica. Dopo una mediazione interna, però, la minoranza PD ha deciso di ritirare gli emendamenti e di votare dunque l'articolo nella formulazione approvata dalla Camera dei deputati: in cambio il Governo si è impegnato a modificare con un emendamento l'articolo 38, in modo da rendere sempre necessario il quorum dei 3/5 per eleggere il Capo dello Stato.

UPDATE 13:15 – Ok anche all'articolo 17 sulla deliberazione dello stato di guerra: 153 voti favorevoli, 107 contrari e 9 astensioni. Su un emendamento è arrivato addirittura il "soccorso" di Forza Italia, ufficializzato dal capogruppo Romani (alla fine i voti non sono stati determinanti, ma resta il dato politico).

Procede con una certa celerità l’esame degli articoli del disegno di legge sulla riforma della Costituzione che porta la firma del Presidente del Consiglio e del ministro per i Rapporti col Parlamento. In poche ore sono stati approvati l’articolo 12, revisione dell’articolo 72 della Costituzione  (168 sì, 103 no e 4 astensioni), l’articolo 13, modifiche agli articoli 73 e 134 della Costituzione (170 sì, 111 no e 4 astenuti), l’articolo 14, modifica dell’articolo 74 della Costituzione (169 sì, 111 no e 5 astenuti) e l’articolo 16, disposizioni in materia di decretazione d’urgenza, con 166 sì, 107 no e 5 astensioni.

Il voto è stato “agevolato” dalla decisione della Lega Nord e del Movimento 5 Stelle di ritirare tutti gli emendamenti presentati (il Carroccio ha ritirato le modifiche fino all’articolo 17, il M5S quelle fino all’articolo 20), in segno di protesta contro la condotta della maggioranza e della Presidenza. Durissimo Roberto Calderoli: “Inutile continuare con questa pagliacciata”. E non è escluso che le opposizioni decidano di rivolgersi direttamente al Presidente della Repubblica Mattarella: circola in queste ore la bozza di una lettera in cui si parla del “venir meno del ruolo di arbitro super partes del presidente del Senato” e della configurazione di un vero e proprio “deficit democratico”.

Poco prima la maggioranza aveva rischiato di andare sotto su due emendamenti del Movimento 5 Stelle per i quali era stato ammesso il voto segreto: il primo è stato bocciato con 130 sì, 143 no e 4 astenuti, mentre il secondo con 131 sì, 144 no e 4 voti. Numeri che hanno rianimato le proteste dell’opposizione, che hanno sottolineato come si stia riscrivendo la Costituzione con un margine minimo in Parlamento, che non si avvicina nemmeno alla maggioranza assoluta. Intanto, è stata fissata per questa sera alle 21 l'audizione del Governo sulla questione della partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali.

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