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Rifiuti Roma: “Creavano emergenza con la complicità dei politici”

L’inchiesta che ha portato all’arresto di Manlio Cerroni, proprietario dell’area della discarica di Malagrotta, e di altre sei persone. L’emergenza rifiuti costruita a tavolino e capace di tenere sulla corda Roma e la Regione Lazio.
A cura di S. P.
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Stando all’inchiesta di Roma che ieri ha portato all’arresto di Manlio Cerroni e di altre sei persone, il re delle discariche teneva sulla corda la città e la Regione Lazio con una costante emergenza rifiuti e non evitava di fare pressioni su figure della politica. Secondo quanto ricostruisce il Messaggero, a spiegare bene la questione c’è Mario Di Carlo, assessore delegato ai rifiuti nel 2008, poi deceduto nel 2011. Il gip definisce Di Carlo “delfino” di Cerroni e “responsabile delle sue trame politiche”.  “Dobbiamo costruire una proroga finalizzata di Malagrotta all’apertura dei Monti Dell’Ortaccio. Far impiantare Monti Dell’Ortaccio con l’emergenza connessa alla chiusura di Malagrotta che forse è la strada migliore”, spiegava a Fegatelli, elemento di congiunzione tra Cerroni e l’amministrazione, secondo il quale “a quel punto devono fare una ordinanza che diventa un discorso di igiene e sanità”.

Quando Malagrotta è satura Cerroni ha tentato di ottenere che la nuova discarica di Roma fosse a Monti dell’Ortaccio: secondo l’inchiesta lui sarebbe riuscito anche a far saltare il prefetto Giuseppe Pecoraro come commissario all’emergenza rifiuti. Secondo il gip Cerroni interviene in prima persona, nel 2012 scrive a Pecoraro e al premier Monti. Ci sarebbero stati contatti ad ogni livello anche per far approvare la nuova discarica, pressioni che partono dall’epoca della giunta Marrazzo (citato in un capo di imputazione per abuso d'ufficio e falso). Secondo la ricostruzione de Il Messaggero, un meccanismo simile rischiava di ripetersi anche di recente, nel caso della richiesta di autorizzare l’impianto di trasferimento di Rocca Cencia.

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