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Rientro a scuola senza libri: solo in tre Regioni sussidi adeguati per studenti più poveri

Secondo un rapporto di Save the Children che valuta l’impatto sulle tasche delle famiglie meno abbienti delle misure per garantire la fruizione dei libri di testo nelle scuole medie, “nella quasi totalità delle Regioni, le misure messe in atto sono spesso insufficienti a garantire l’effettivo accesso ai libri di testo”. Quello che ermerge dallo studio della Ong sono i forti ritardi nel trasferire i sussidi alle famiglie: spesso passano mesi, talvolta anche anni.
A cura di Claudia Torrisi
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Nonostante le scuole stiano per aprire i battenti, non tutti gli studenti avranno tutto il materiale didattico necessario, compresi in certi casi i libri di testo. Una situazione che riguarda migliaia di famiglie in difficoltà economiche, complici i ritardi nell'erogazione di bonus e rimborsi che si protraggono per diversi mesi – talvolta per anni – assegnazioni poco flessibili e sussidi che in realtà non coprono la spesa reale. Secondo il rapporto di Save the Children "Tutti a scuola…E i libri?" – che valuta l'impatto sulle tasche delle famiglie meno abbienti delle misure di Stato, Regioni e Comuni per garantire la fruizione dei libri di testo nelle scuole medie – "nella quasi totalità delle Regioni, le misure messe in atto sono spesso insufficienti a garantire l’effettivo accesso ai libri di testo".

Il meccanismo per garantire a tutti l'acquisto dei libri scolastici è differente per le elementari e le medie: nel primo caso il materiale didattico è distribuito a tutti gratuitamente; nel secondo, invece, pur trattandosi sempre di scuola dell'obbligo, è previsto una sorta di bonus per chi ha difficoltà economiche. Il punto è che i contributi non sempre sono tempestivi nè congrui alla reale spesa, con il risultato che spesso la scelta per le famiglie è obbligata: mandare i figli a scuola senza aver acquistato tutti i libri di testo oppure procedere autonomamente a comprarli, con pesanti rinunce sul bilancio familiare. Quest'ultima situazione si verifica molto più spasso di quanto si pensi: stando ai dati riportati dall'Istat, nel 2015 quasi una famiglia su dieci con almeno un figlio minore ha avuto un livello di consumi al di sotto della soglia di povertà assoluta. Tra le testimonianze raccolte da Save the Children nel suo monitoraggio, ad esempio, ci sono i racconti di chi ha deciso di risparmiare sull'acquisto di farmaci post-operatori considerati troppo cari, o di chi avvicinandosi l'anno scolastico ha eliminato alcuni alimenti – come carne e pesce – in ragione del loro prezzo.

"Il mancato accesso ai libri di testo all’inizio dell’anno scolastico crea difficoltà e mortifica i ragazzi, che vedono la loro situazione economica ripercuotersi nella loro quotidianità scolastica e nel rapporto con i compagni di classe. Ne consegue in molti casi una progressiva disaffezione alla scuola, che può spingere gli studenti a lasciare anticipatamente gli studi e può manifestarsi attraverso l’irregolarità nelle frequenze, i ritardi e le ripetenze", ha spiegato Raffaela Milano, Direttore Programmi Italia-Europa di Save the Children. Tra l'altro, ad oggi "solo lo 0,7% delle scuole medie ricorre esclusivamente a materiali digitali, oltre al fatto che in molte famiglie svantaggiate gli unici libri che entrano in casa sono proprio quelli di testo".

I ritardi e le differenze tra le Regioni

Quello che ermerge dal rapporto della Ong sono i forti ritardi delle Regioni nel trasferire i sussidi alle famiglie. Il problema è duplice: da un lato i sussidi spesso non riescono neanche a coprire il costo totale dei libri; dall'altro i ritardi nell'erogazione di bonus e rimborsi si protraggono per mesi, a volte per anni. Questo, oltre ad aggravare la condizione delle famiglie più povere, le scoraggia dal presentare le domande in futuro. In ben diciassette regioni italiane l'esborso per i volumi scolastici non è mai coperto, ma le situazioni più gravi si registra in Campania, dove passano anche due anni prima della liquidazione del sussidio, e in Sicilia, dove i tempi arrivano a oltre tre anni.

Ci sono, ovviamente, delle eccezioni: amministrazioni che garantiscono il comodato d'uso gratuito a tutti gli studenti delle scuole dell'obbligo a prescindere dalla loro condizione economica (Valle d'Aosta, Trentino e Friuli Venezia Giulia); Regioni – solo cinque in realtà – che prevedono in modo esplicito la copertura della spesa anche per l’acquisto di altro materiale scolastico, come dizionari o e-reader, ossia ciò che pesa di più sulle tasche delle famiglie.

Le differenze tra le Regioni nascono dal fatto che ogni amministrazione gestisce la fruizione dei fondi statali dedicati ai libri di testo con tempi e criteri propri, nonché con modalità diverse: dal comodato d’uso gratuito, alla dote o pacchetto scuola, al buono libri o al rimborso delle spese. Save the Children denuncia che "in molti casi, l'erogazione dei fondi per i buoni libro o dei rimborsi per l'acquisto dei libri di testo è macchinosa, poco flessibile (per esempio non permettendo l’acquisto di altri materiali scolastici come dizionari o e-reader) e presenta criteri particolarmente restrittivi", come ad esempio quello della residenza, che esclude di fatto tutte le famiglie che – per i motivi più diversi – non l'hanno ancora ottenuta.

Il ministero dell’Istruzione ha fissato un tetto di spesa di 294 euro per la prima media entro il quale le scuole sono tenute a mantenere il costo dell’intera dotazione libraria. La somma è già di per sé abbastanza alta per le famiglie meno abbienti, ma a complicare le cose c'è un altro dato: secondo Save the Children nonostante "la media dei costi dei libri di testo in tutte le scuole monitorate rientri nel tetto di spesa fissato dal Miur per quanto riguarda i testi obbligatori", in alcuni istituti questo viene "superato anche di 100-200 euro".

Poche Regioni riescono a coprire il 100% della spesa documentata dalle famiglie. Anche qui, ci sono profonde differenze tra le amministrazioni. "A titolo di esempio, confrontando le percentuali di copertura delle spese per i libri di testo fornite dalle amministrazioni comunali, un bambino di prima media residente a Venezia o a Potenza appartenente a un nucleo famigliare con ISEE sotto i 10.000 euro otterrà un rimborso del 100% della spesa, mentre un bambino nella stessa situazione a Scalea riceverà un rimborso parziale equivalente al 50-60% della spesa (circa 176 euro se i costi rimangono nel tetto fissato dal Miur)", si legge nel rapporto.

Secondo Save the Children ci sono una serie di azioni che potrebbero avere lo scopo di garantire l'accesso al materiale scolastico a tutti gli studenti: "Ad esempio investire nelle biblioteche scolastiche e nel comodato d’uso gratuito; favorire prassi di autoproduzione dei materiali didattici digitali, approvando linee guida specifiche che ne garantiscano l’uniformità sul territorio e standard minimi di qualità editoriale; promuovere il contenimento della spesa per i libri di testo e sensibilizzare gli insegnanti affinché valutino, nella scelta del libro di testo, anche la sua sostenibilità in termini di peso, costo e apertura alle risorse digitali".

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