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Ricatti con false foto hard: la senatrice Pezzopane chiede un milione come risarcimento

La senatrice si è costituita parte civile nel processo sui ricatti hard contro di lei e l’ex presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi con fotografie ritoccate.
A cura di Antonio Palma
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Un milione di euro, è questa la richiesta di risarcimento danni che la senatrice del Pd Stefania Pezzopane ha chiesto agli accusati nel processo sui ricatti a suo danno con finte foto hard ritoccate al computer. La Pezzopane, che si è a costituita parte civile in aula durante il processo, nel dettaglio ha chiesto la somma di 600mila euro per i danni morali, altri 50mila per quello patrimoniale e ulteriori 350mila per quello biologico. Una richiesta di maxi risarcimento rivolta ai due imputati Gianfranco Marrocchi, 60 anni di Pescara, editore di Tv Più, e Marco Minnucci, 29enne di Fermo e residente a Porto San Giorgio, che secondo l'accusa sarebbero i due ideatori del ricatto. In particolare i due avrebbero fatto pubblicare una finta foto dell'allora Presidente della Provincia dell'Aquila insieme al fidanzato Simone Coccia Colaiuda in vasca idromassaggio con un ex narcotrafficante oltre ad alcuni falsi scatti piccanti e compromettenti sulla coppia. In cambio della sospensione delle pubblicazioni avrebbero poi chiesto un finanziamento per un progetto sul sociale.

Nell'atto di richiesta di risarcimento gli avvocati della Pezzopane hanno ricordato che al momento dei fatti è stato gravissimo il danno di immagine perché la senatrice era molto esposta pubblicamente a seguito del suo ruolo politico di rilievo internazionale nella vicenda del terremoto in Abruzzo. "Una immagine pubblica fortemente pregiudicata in un delicatissimo momento politico" scrivono i legali, sottolineando però anche l'aspetto privato con "un indubbio e negativo effetto psicologico aggravato dall’essere madre di una ragazza appena 17enne". Nello stesso processo sono imputati anche il regista 59enne di Battipaglia Giovanni Volpe, e il 40enne di Pratola Raimondo Onesta, accusati invece di aver ricattato l'ex governatore dell’Abruzzo Gianni Chiodi paventando la pubblicazione di un film a luci rosse. l'Ex governatore ha rinunciato a costituirsi parte civile.

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