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Renzi ai senatori: “Senato umiliato da emendamenti burla, da voi dipende tenuta dell’Italia”

Il Presidente del Consiglio scrive ai senatori: “C’è chi vuole bloccare tutto. E c’è chi vuole cambiare, iniziando da se stesso. Dalla vostra capacità di tenuta dipende molto del futuro dell’Italia”.
A cura di Redazione
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Mentre continuano le polemiche sulla decisione di imporre la ghigliottina al dibattito parlamentare sulle riforme costituzionali, il Presidente del Consiglio decide di intervenire personalmente sulla questione, con una lettera inviata ai senatori. "C'è chi vuole bloccare tutto. E c'è chi vuole cambiare, iniziando da se stesso. Dalla vostra capacità di tenuta dipende molto del futuro dell'Italia. Siamo chiamati a una grande responsabilità: non la sprecheremo": è questo il fulcro del discorso del capo del Governo, che prova a legare la "ripresa" del Paese con l'avvio di quel percorso di  riforme da tempo rinviate. È una lettura ribadita con forza anche in altri passaggi della lettera: "Solo le riforme strutturali ci consentiranno di essere credibili per usare la flessibilità necessaria a far ripartire l'occupazione e la crescita. Abbiamo mille giorni per riportare l'Italia a fare l'Italia. Dopo ognuno farà le proprie scelte in libertà e rispetto. Ma i giorni che abbiamo davanti non possono essere buttati via. Non ce lo possiamo permettere noi, non se lo possono permettere gli italiani".

Del resto, a parere di Renzi, fermo restando la legittimità delle valutazioni nel merito del ddl costituzionale, non vi è alcun motivo per parlare di svolta autoritaria: "La modifica costituzionale di cui state discutendo supera il bicameralismo perfetto, semplifica il processo legislativo, riequilibra il rapporto Stato Regioni, abolisce il Cnel, disegna uno stato più efficace e semplice. Una rivoluzione del buon senso in linea con le principali esperienze costituzionali europee".

Insomma, pur aprendo alla possibilità di modifiche per quel che concerne la legge elettorale ed alcuni punti della riforma del Senato, il messaggio è chiaro: dare un segnale di discontinuità col passato, approvare in prima lettura il provvedimento al Senato senza ulteriori perdite di tempo e senza "emendamenti burla che umiliano il Parlamento".

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