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Renzi: “Negli Usa cerco idee per rilanciare il Paese e combattere il populismo”

L’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, in viaggio in Usa “per staccare la spina e trovare nuove idee con cui riproporsi alla guida del Paese, sostiene che “oggi siamo in una fase in cui la gente vede l’innovazione come un pericolo e le preoccupazioni, in particolare del ceto medio, sono forti. Ma la scommessa per un paese deve essere quella di investire sul futuro, non evitarlo”.
A cura di Charlotte Matteini
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Matteo Renzi e Roberto Giachetti all'Auditorium della Conciliazione

In viaggio negli Usa, Matteo Renzi torna a parlare della scissione del Partito Democratico, di cui è attualmente segretario dimissionario, e dei progetti che ha in serbo per l'Italia. In un'intervista concessa a La Stampa, Renzi sostiene di essere volato negli Stati Uniti per "staccare un po' la spina e ossigenare il cervello", alla ricerca di idee con cui riproporsi alla guida del Paese alle prossime elezioni politiche che si svolgeranno tra la prossima estate e la fine del mandato legislativo, nella primavera del 2018. "Dopo il referendum sembra che si sia tutto bloccato: si torna al proporzionale, si torna alle scissioni, si torna alle esperienze che vengono dal passato. Il che è rispettabile, perché lo avevamo detto che il referendum rappresentava un appuntamento importante e un nodo. Però mentre noi stiamo a discutere da tre mesi di come si fa il congresso del Pd, come si muove Sel, come Berlusconi e Salvini vanno d’accordo, fuori c’è un’Europa che continua ad essere il punto fondamentale in un mondo che viaggia a una velocità straordinaria", spiega l'ex presidente del Consiglio. "Allora ho cercato di togliermi dalle polemiche, anche perché non sono più il presidente del Consiglio, e non sono più il segretario del Pd, in attesa del Congresso. Quindi ho deciso di andare un po’ a rinfrescare la mente, così come sono andato da solo a visitare Scampia e le periferie in Italia", prosegue Matteo Renzi.

L'ex presidente del Consiglio sostiene che in questo momento storico particolare l'innovazione sia vista come un pericolo e non come un'opportunità. "Oggi siamo in una fase in cui la gente vede l’innovazione come un pericolo, ma lo diceva anche quando Gutenberg aveva inventato la stampa, o all’epoca della rivoluzione industriale. Secondo me la rivoluzione digitale è un passaggio simile a quelli, ed è chiaro che nel breve periodo le preoccupazioni, in particolare del ceto medio, sono forti. Ma la scommessa per un paese deve essere quella di investire sul futuro, non evitarlo. Noi italiani abbiamo molti cervelli, alcuni anche qui, tranquillamente in grado di essere protagonisti del tempo che cambia", sostiene Renzi.

Il problema non attiene però solamente l'Italia, come si potrebbe essere portati a pensare, ma anche agli Stati Uniti e all'Europa intera. Nel corso degli ultimi mesi, infatti, le paure del ceto medio hanno determinato la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali Usa e la stessa sorte potrebbe toccare alla Francia con Marine Le Pen. "La risposta al populismo potrebbe stare nella crescita favorita dall’innovazione a condizione che ci aggiungiamo un pezzo mancato anche nella mia narrazione: come garantire un sistema di protezione a chi si sente tagliato fuori. Qui non è un argomento, perché da un lato esistono comunque i numeri di Barack Obama che sono pazzeschi in termini di crescita economica, e dall’altro non c’è la cultura del Welfare come da noi. Però in Europa e in Italia c’è, e noi dobbiamo rivoluzionarla ancora. Quando viene proposto, ad esempio dai Cinque stelle, il reddito di cittadinanza a tutti, è un messaggio sbagliato perché favorisce il ripiegamento su se stessi. Posso anche non cercare lavoro, tanto ricevo comunque lo stipendio. Invece il messaggio deve essere: mettiti in gioco, provaci. Poi, se non ce la fai, io ti do’ una mano. Non è un reddito di cittadinanza per tutti, ma un paracadute per chi non ce la fa. In cambio fai formazione, lavori. Bisogna dare un messaggio di stimolo, di forza. Il punto è come. L’innovazione va posta davanti ad un paese come l’Italia con questa narrazione positiva. Basti pensare solo a tutta la ricaduta che la rivoluzione digitale potrebbe avere per le piccole e medie imprese, ma ancora non è stata affrontata come avremmo dovuto e potuto", spiega l'ex presidente del Consiglio.

In un post pubblicato sul blog aperto poche settimane fa, l'ex segretario del Partito Democratico ha raccontato il suo secondo giorno di viaggio negli Stati Uniti spiegando che "il futuro non è più quello di una volta – diceva Paul Valery – e quando parli con Brian Chesky, CEO e fondatore di Airbnb, te ne rendi conto. Accanto al freddo mondo delle macchine, secondo Brian, il futuro sarà fatto di quello che lui chiama il villaggio: la dimensione calda delle radici e delle relazioni, della cultura e delle esperienze uniche che nascono dagli scambi tra le persone. I computer non prenderanno mai il posto di quella componente, anzi paradossalmente la esalteranno, creando nuove opportunità di vita e di lavoro".

"Ma non di sole aziende vive l’uomo! E allora siamo stati in vista a Stanford, una delle università più prestigiose al mondo, senza la quale probabilmente non sarebbe stato possibile il miracolo della Silicon Valley. Quali sono le grandi sfide con le quali deve confrontarsi la democrazia, in America come in Europa? Qual è il rapporto tra popoli e populisti? Se, da entrambi i lati dell’Oceano, una quota crescente di cittadini ha la sensazione di aver perso il controllo della propria vita e della comunità nella quale vive, la risposta non può essere un’alzata di spalle. I nuovi nazionalisti, loro, una soluzione ce l’hanno: chiudere le frontiere, interrompere gli scambi, rigettare il diverso. Insomma tornare indietro. Mostrare che l’alternativa è la società aperta, inclusiva, tollerante dove non si rinuncia all’identità, alla cultura, alla tradizione ma forti dei propri valori ci si apre al dialogo e al confronto", prosegue Renzi. "Su questi temi dovrebbe confrontarsi una forza che vuole ambire a cambiare l’Italia e l’Europa, non certo sulla data di un congresso o sulla simpatia del leader di turno", conclude l'ex presidente del Consiglio.

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