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Renzi: “Mai chiesto il voto anticipato, Gentiloni avanti fino a scadenza legislatura”

Matteo Renzi torna a parlare del fallito accordo sulla legge elettorale e spiega di non aver mai contrattato un eventuale voto anticipato in autunno: “Adesso si voterà a scadenza naturale e con la legge decisa dalla Consulta. Non abbiamo mai chiesto urne anticipate. Comunque ora sarà molto difficile riaprire il tavolo della discussione sulle regole del voto”. Commentando le amministrative, dichiara: “Non diamo per morto Grillo. Il M5S è una forza politica. Non so per quanto tempo andrà avanti, ma ora c’è”.
A cura di Charlotte Matteini
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Il Movimento 5 Stelle non è morto, anzi non va sottovalutato. È la posizione espressa dal segretario del Partito Democratico Matteo Renzi, che in una lunga intervista a Repubblica commenta i risultati delle elezioni amministrative dello scorso 11 giugno: "Intanto abbiamo conquistato Palermo e Cuneo al primo turno e poi siamo al ballottaggio in 19 capoluoghi. Non ci credo alla crisi dei grandi partiti. I sondaggi dicono che il Pd è al 30%. Poi vedo i socialisti francesi al 5%, anche in Olanda sono al 5%, gli altri partiti in difficoltà. Eviterei di fare tutta l'erba un fascio", ma "non diamo per morto Grillo. Il M5S è una forza politica. Non so per quanto tempo andrà avanti, ma ora c'è. Cinque anni fa i grillini governavano a Parma, Comacchio e Mira. Le hanno perse tutte e tre, perché a Comacchio il sindaco rieletto è un fuoriuscito del Movimento. Così come Pizzarotti a Parma, al ballottaggio. A Mira invece il candidato pentastellato al ballottaggio non ci è nemmeno arrivato. Questo però, ribadisco, non significa che Grillo sia finito. In compenso lui ha fatto un post per attaccarci, dicendo che noi siamo spariti", spiega Renzi.

Proseguendo, Renzi parla dell'inchiesta Consip, che ha coinvolto il padre Tiziano in qualità di indagato, e spiega: "Negli ultimi sei mesi chi non èstato su Marte ha visto questo scandalo costante della vicenda di Rignano. Poi si è scoperti che pezzi dell'Arma fabbricavano prove false. Io non smetterò mai di chiedere la verità".

Dopo il fallimento dell'accordo sulla legge elettorale,Renzi ammette di non aver mai preferito davvero il sistema proporzionale alla tedesca, ma di essere sempre stato favorevole al maggioritario: "Io sono per la democrazia decidente. Ma gli italiani hanno detto no il 4 dicembre e hanno votato per la democrazia rappresentativa, ossia il proporzionale", rimarcando inoltre che alla base dell'accordo non ci sarebbe stata né l'ipotesi di un voto anticipato a settembre, tantomeno un'eventuale alleanza post-elettorale con Silvio Berlusconi: "Le grandi intese arrivano, se arrivano, quando c'è lo stallo. Non è l'opzione mia, nè di nessuno. L'accordo con Berlusconi ce lo avete in testa voi giornalisti. Io so che l'ha fatto Bersani, nel 2011 e nel 2103, e l'ha fatto Letta nel 2013. Berlusconi ha fatto di tutto per far fallire il referendum e non è propriamente il mio migliore amico. Detto questo il Cavaliere rappresenta Forza Italia. Io ho voluto al tavolo FI, Grillo, la Lega e la sinistra radicale. Se ci sono 4 leader di partiti che si mettono d'accordo e scelgono insieme le regole del gioco non è un patto extracostituzionale, ma parlamentare. L'accordo è passato in commissione, ma poi chi l'ha fatto fallire in Aula sono stati i Cinquestelle".

"Adesso si voterà a scadenza naturale e con la legge decisa dalla Consulta. Non abbiamo mai chiesto urne anticipate. Comunque ora sarà molto difficile riaprire il tavolo della discussione sulle regole del voto. Se proponiamo qualcos'altro ci denunciano per stalking. Abbiamo fatto il referendum, il ballottaggio, il mattarellum, il rosatellum, il tedesco… La cosa migliore è prendersi un po' di tempo. Il punto vero è che tra gli italiani contano i voti, non i veti".

Per quanto riguarda l'apertura al movimento di Giuliano Pisapia, Renzi spiega: "Non c'è nessun cambio di strategia. Io con Pisapia non ho mai chiuso. Certo bisogna vedere. Con Sinistra italiana io non ho nulla a che vedere, l'alleanza non la faccio perché su Jobs act e investimenti la pensiamo in modo diverso. Sono i contenuti a definire le alleanze, l'alleanza di centrosinistra può arrivare al 40%", ma con gli scissionisti questo non è possibile: "È un'ipotesi negata dalla realtà, quelli se ne sono andati perché non volevano dialogare con noi", spiega riferendosi a Bersani e D'Alema, fondatori del nuovo movimento Articolo 1 – Mdp.

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