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Renzi: “Ecco la mia sinistra, non ha bisogno di esami del sangue”

Il premier Matteo Renzi scrive al quotidiano Repubblica: “Quella del Pd è una sfida plurale, un progetto condiviso da milioni di persone, non la tigna di un individuo”. Il Jobs Act? “Non c’è riforma più a sinistra”. Anche Maurizio Landini è intervenuto dopo la bufera di ieri.
A cura di Susanna Picone
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E' destinato ad accendersi nuovamente lo scontro tra le varie anime del Partito Democratico. Stefano Fassina, infatti, ha duramente replicato alla lettera di Matteo Renzi a Repubblica: "Stanotte, con un emendamento al disegno di legge di stabilità, il governo ha messo 200 milioni di euro per l'attuazione della legge delega sul lavoro. Una dote che svela la differenza tra le favole e gli obiettivi veri. Nelle favole, il contratto unico e 1,5 miliardi di euro per avviare dal 2015 l'estensione degli ammortizzatori sociali agli esclusi. Nella realtà, le decine di tipologie di contratti precari rimangono sostanzialmente intatte e un piatto di lenticchie per la "svolta storica contro la precarietà". L'obiettivo vero raggiunto: la "libertà di licenziamento" così cara al premier. Della serie: "la sinistra dalla parte dei più deboli" e delle "parole che producono fatti".

Il premier Matteo Renzi, all’indomani delle polemiche con il segretario della Fiom Maurizio Landini, torna a parlare del suo lavoro e della sua sinistra in una lettera inviata al quotidiano Repubblica. Parla del suo Pd Renzi, quello che “sta dalla parte dei più deboli” e di quella sinistra “che non ha bisogno di esami del sangue”. “Ho sempre rivendicato l'appartenenza del Partito democratico alla sinistra. Per questo ho spinto al massimo perché il Pd fosse collocato in Europa dentro la famiglia socialista. Nei comportamenti concreti, nelle scelte strategiche, il Pd sa da che parte stare. Dalla parte dei più deboli, dalla parte della speranza e della fiducia in un futuro che va costruito insieme”, scrive Matteo Renzi in risposta all'editoriale “Parole sbagliate”. “So che Repubblica non vuole farci un esame del sangue, come invece pretenderebbe qualcuno anche dalle parti del sindacato”, così ancora Renzi che ripete di avere rispetto per il lavoro e per i lavoratori che il sindacato rappresenta: “Penso che altrettanto rispetto sia da chiedere anche nei confronti di un governo che sta cambiando il mondo del lavoro per evitare che alibi e tabù tengano fuori dal mercato milioni di lavoratori solo perché non hanno contratto o sono precari”. E parlando del Jobs Act, il premier sostiene “che non c'è riforma più di sinistra”. Renzi parla della sfida del Pd come di una sfida plurale, non “la tigna di un individuo”. Ed è per questo, però, “che non possiamo permetterci di restare fermi a un passato glorioso, ma rivitalizzarlo ogni giorno cambiando, trovando soluzioni concrete ed efficaci a problemi che si trasformano e che riguardano da vicino la vita delle persone”.

Il leader Fiom Landini: “Ho fatto una cavolata ma il governo sbaglia”

Dopo le polemiche di ieri anche il leader della Fiom Maurizio Landini torna a parlare in un’intervista a Repubblica. Torna su quella frase pronunciata al corteo di Napoli, poi ritrattata e seguita dalle scuse, che ora definisce una cavolata. “La frase ‘Renzi non ha il consenso delle persone oneste' è stata una cavolata. Anche perché non riflette quel che penso. Non ho mai pensato che solo chi è con noi è onesto”, spiega Landini. “Non volevo certo offendere coloro che sostengono le politiche di questo governo. Poi, può far comodo utilizzare la mia frase per nascondere il messaggio di protesta che arriva dai luoghi di lavoro e dai pecari, così il leader Fiom, il quale ha parlato di “un altro modo per nascondere la cenere sotto il tappeto”. “Abbiamo un governo – sottolinea Landini – che divide il Paese, che cerca di mettere precari contro lavoratori dipendenti, cittadini contro sindacati, che divide addirittura gli imprenditori tra di loro”. Secondo il sindacalista, insomma, i toni di questi giorni sono figli della incomunicabilità. Parla di un governo “che rimane indifferente di fronte alle centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori che protestano nelle piazze, che si rifiuta di discutere con i sindacati sulle leggi che riguardano il lavoro, che non si confronta in Parlamento e modifica leggi fondamentali come lo Statuto dei lavoratori a colpi di fiducia”. Un governo “che non può attendersi che nelle fabbriche e negli uffici si alzino cori di consenso”.

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