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Renzi dice no alla legalizzazione della Cannabis: “Non ci sono i numeri”. Giachetti protesta

Durante un’intervista concessa a Repubblica, Matteo Renzi ha annunciato che non verrà approvato il disegno di legge per la legalizzazione della Cannabis perché “non ci sono le condizioni per chiudere”, il che tradotto significa che il Pd non avrebbe i numeri per far passare il provvedimento. Immediate le proteste di Roberto Giachetti, renziano doc e primo firmatario della proposta di legge sostenuta da 220 parlamentari di ogni schieramento: “Mi sono formato con i Radicali ed ho subito imparato che le condizioni si creano con la convinzione, l’impegno, la passione e la determinazione. D’altronde, se così non fosse, quarant’anni fa non avremmo ottenuto l’aborto e il divorzio, oggi le unioni civili e domani – mi auguro – lo ius soli e il testamento biologico”.
A cura di Charlotte Matteini
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Non si procederà con l'approvazione del disegno di legge per la legalizzazione della cannabis, sostenuto da oltre 200 parlamentari di ogni schieramento e attualmente bloccato in commissione Giustizia da due anni. Ad annunciarlo è stato il segretario del Partito Democratico Matteo Renzi, che durante un'intervista concessa a Repubblica ha spiegato che, a differenza di ius soli e testamento biologico, non ci sarà spazio per l'approvazione della legalizzazione della cannabis in questa legislatura in quanto la maggioranza di governo non avrebbe i numeri necessari. "Non riusciremo a portare a termine tutte quelle che avete scritto voi di Repubblica. La cannabis sicuramente non passerà. Su ius soli e biotestamento ci sono le condizioni per chiudere. Idem per processo penale e codice antimafia", ha dichiarato Renzi replicando a una domanda posta dal conduttore Massimo Giannini.

Insomma, il segretario del partito di maggioranza di governo non lascia spazio a dubbi o fraintendimenti: la cannabis salta, probabilmente non tornerà nemmeno in Aula per la discussione prima della fine della legislatura attuale. Il disegno di legge, sostenuto da 220 deputati e senatori dell'intergruppo parlamentare fondato da Benedetto Della Vedova, è approdato in Aula per la prima volta il 25 luglio dello scorso anno. Dopo una discussione in un'Aula semivuota – con una trentina i deputati presenti – si è deciso rinviare il provvedimento alle commissioni Giustizia e Affari sociali della Camera, esame previsto per settembre 2016. Da quel momento in poi, lo stallo. Il disegno di legge non è mai più stato discusso ed è stato irrimediabilmente accantonato. "C’è un problema centrale, che si chiama Pd: in molti hanno firmato, ma il partito finora non si è attivato. Io ci spero ancora, ma finora lo schema è quello di tutti i temi sensibili: continuiamo a navigare in un altro mondo", dichiarò all'epoca il relatore Daniele Farina, spiegando per quale motivo l'esame del ddl risultasse bloccato.

L'annuncio di Matteo Renzi ha provocato le proteste di numerosi esponenti della sinistra parlamentare, dei Radicali Italiani, ma anche del vicepresidente della Camera e renziano doc Roberto Giachetti, primo firmatario della proposta di legge accantonata, che ha immediatamente replicato all'ex presidente del Consiglio via Facebook: "Mi è capitato di non essere d’accordo con Matteo Renzi altre volte in passato: elezioni subito, preferenze, amnistia. Questioni certo non meno rilevanti su cui, come è noto, non ho mai mancato di esprimere la mia opinione pubblicamente. Esattamente come accade oggi. Non mi riferisco al merito della legge per la legalizzazione della cannabis, perché non so francamente come lui la pensi, mi riferisco invece al fatto che – secondo lui – non vi siano le condizioni per approvare una legge in questo senso, con questo Parlamento", scrive Giachetti.

"Mi sono formato con i Radicali ed ho subito imparato che le condizioni si creano con la convinzione, l’impegno, la passione e la determinazione. D’altronde, se così non fosse, quarant’anni fa non avremmo ottenuto l’aborto e il divorzio, oggi le unioni civili e domani – mi auguro – lo ius soli e il testamento biologico. Essendo il primo firmatario di una proposta di legge sottoscritta da oltre 220 colleghi della stragrande maggioranza delle forze politiche (non credo che in questa legislatura vi sia una proposta di legge con altrettante sottoscrizioni), al netto delle tante, autorevoli e competenti voci che su questo si sono espresse ripetutamente e convintamente a favore, e al netto delle crescenti esperienze internazionali (da ultimo il Canada di Trudeau) che hanno scelto la via della legalizzazione, mi sento impegnato a lavorare con tutto me stesso affinché, invece, quelle condizioni che a Matteo sembrano inesistenti possano realizzarsi. Non chiedo neanche aiuto. Mi basta che non si pongano ostacoli. E sono certo che il Pd in cui tutti noi crediamo questo non lo farà", conclude Giachetti.

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