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Renzi attacca Virginia Raggi: “La doppia morale dei 5 Stelle fa ridere i polli”

Il Presidente del Consiglio alla scuola di formazione del PD traccia anche un bilancio del duello da Mentana sul referendum: “Il confronto con Zagrebelsky ha chiarito che non esiste deriva autoritaria, comunque non si fa politica per i talk show, ma per dare risposte ai cittadini”.
A cura di Redazione
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“Grazie a questo confronto con il professor Zagrebelsky è diventato chiaro a tutti che non c'è un problema di deriva autoritaria. Ho chiesto al più autorevole costituzionalista italiano, come lo ha definito Mentana, dove era l'articolo che cambiava i poteri del premier. Ebbene, non c'è. Quella della deriva autoritaria diciamo che era una preoccupazione un bel po’ esagerata”. Così Matteo Renzi, ospite d’onore di Classe Dem, la due giorni di formazione politica per i Giovani Democratici, è tornato sul dibattito televisivo che lo ha visto discutere con Zagrebelsky delle ragioni del sì e del no al referendum sulla riforma della Costituzione che si terrà il 4 dicembre. E ha poi tracciato un bilancio positivo del confronto, anche se, ha aggiunto, “il problema è che siamo entrati nella società della post verità, nei talk show non esiste la verifica reale dei fatti e chiunque può dire qualunque cosa” (qui ha fatto un riferimento al confronto con Marco Travaglio, ribadendo che il direttore del Fatto ha dato numeri sbagliati sull’occupazione).

Nel corso del suo intervento, Renzi non ha risparmiato un paio di stoccate polemiche alla minoranza del Pd (che “passa il tempo a litigare dalla mattina alla sera, invece di essere orgogliosa di quanto fatto dal Governo nel campo del sociale, dalle unioni civili al ‘Dopo di noi’”) e al Sindaco di Roma: “Il problema non è cosa ci faceva sul tetto del Campidoglio, ma cosa fa quando scende. Sui rifiuti la grande novità è stata quella di dare la gestione a quelli di prima. La loro doppia morale fa ridere i polli, pensate se la Muraro l’avessimo nominata noi”.

Sul Ponte sullo Stretto, poi, Renzi ha parzialmente frenato rispetto all'intervista di Delrio al Corsera che inseriva l'opera fra le priorità del momento:

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