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Regno Unito: code agli sportelli per ritirare denaro. E’ “Brexit fobia”

Migliaia di persone hanno ritirato i loro risparmi nel timore che l’eventuale vittoria del Brexit possa avere conseguenze negative.
A cura di Davide Falcioni
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Non tutti i cittadini residenti nel Regno Unito hanno vissuto l'avvicinamento al referendum sul Brexit di oggi con la dovuta serenità: malgrad da tempo fosse chiaro che un'eventuale uscita dall'Unione Europea richiederebbe almeno due anni di tempo e non avesse effetti immediati, in moti tra martedì e ieri si sono messi in fila per ritirare i loro risparmi dalle banche nella convinzione la possibile vittoria dei "leave" possa avere conseguenze catastrofiche.

Stando a quanto riferisce il Financial Times le società di cambio hanno segnalato un forte incremento dell'attività in quanto i clienti avrebbero deciso di trarre vantaggio da un aumento del 3 per cento del valore della sterlina sul dollaro – e del 2,6 pr cento sull'euro – prima della consultazione referendaria odierna.

Summaya, una donna di 31 anni intervistata dal FT e dipendente di una banca, ha raccontato di aver cambiato "diverse migliaia di sterline in dollari ed euro" perché convinta che l'opinione pubblica fosse favorevole al Brexit, e che il suo denaro in questo modo avrebbe acquistato valore: "Sto proteggendo i miei risparmi. Terrò i soldi sotto al materasso almeno fino a venerdì. Dagli ultimi sondaggi effettuati sono convinta che siano molto alte le probabilità che il Regno Unito esca dall'Unione Europea".

In caso di Brexit quali conseguenze per i cittadini italiani

In realtà, come spiegavamo ieri, una vittoria dei "leave" darebbe il via a un periodo lungo almeno due anni di trattative serrate tra il Regno Unito e l'Unione Europea: le conseguenze per gli italiani, e per tutti gli immigrati europei, si vedrebbero però immediatamente. Perché la Brexit significherà che UK e UE dovranno rinegoziare nuovi accordi commerciali ,a anche stabilire i diritti reciproci dei cittadini europei in Gran Bretagna, e quelli dei britannici in Europa, oltre che nuove norme su tasse, documenti, controlli alle frontiere e accesso ai servizi sanitari.

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