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Regione Lombardia: la battaglia per la riduzione dei vitalizi a un punto morto

Da una parte un’associazione a tutela degli interessi degli ex consiglieri regionali; dall’altra un gruppo di lavoro indetto dalla Regione che punta a tagliare, di circa 53mila euro al mese, gli assegni dei vitalizi.
A cura di D. F.
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Il braccio di ferro in atto in Lombardia tra favorevoli e contrari alla riduzione dei costi della politica è arrivato a un punto morto. Da una parte un'associazione che rappresenta gli ex consiglieri regionali; dall'altra un gruppo di lavoro ristretto, che puntava a ridurre del 10% i vitalizi degli ex consiglieri, basandosi sui contributi effettivamente versati. Il dialogo tuttavia è arrivato a un punto morto e i 221 ex consiglieri regionali che percepiscono un vitalizio, costando al Pirellone 620mila euro al mese, possono stare tranquilli. I loro assegni, al momento, non verranno ridotti.

A sollevare il problema è stato Stefano Buffagni, consigliere del Movimento 5 Stelle e molto critico nei confronti del modo in cui la Regione ha affrontato il problema: "Come pensava il consiglio regionale di trovare una mediazione su questo tema con i diretti interessati? Rivolgersi a chi ha un privilegio per ridurlo o eliminarlo è un po’ come chiedere all’agnello pasquale se accetta o meno di essere sacrificato". Luciano Valaguzza, di Forza Italia, percepisce 6.300 euro al mese e risulta essere tra i più ricchi ex consiglieri. Malgrado ciò, però, non sembra minimamente intenzionato a rinunciare a una fetta del suo vitalizio: "Non possiamo permetterci di toccare un contratto che è stato firmato. Non ci sono motivi per cambiare queste regole, semmai siamo disposti a dare un contributo di solidarietà", dice a Repubblica. Intanto Enrico Brambilla, membro del gruppo di lavoro sulla riduzione dei costi della politica, spiega che lunedì pomeriggio riprenderanno le riunioni e assicura: "Il consiglio regionale si è impegnato su nostra proposta a ridurre il peso dei vitalizi pregressi sulle casse pubbliche e così faremo. Noi siamo perché si riduca la forbice tra i contributi versati e i benefici percepiti, in una logica di equità".

Lo stallo al momento però è innegabile e la discussione è ferma su due proposte. La prima è la riduzione del vitalizio in base al rapporto tra l'ammontare dell'assegno e i contributi versati, ottenendo un risparmio di circa 53mila euro al mese. La seconda proposta è quella di scaglionare i vitalizi sulla base di fasce predefinite, da 0 a 2mila euro, da 2mila a 4mila e da 4mila in su. Questa opzione produrrebbe un taglio dal 5 al 14% degli assegni mensili.

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