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Regione Lombardia e tangenti: dalle carte della Procura spuntano anche i nomi di due assessori

Dopo l’arresto di Nicoli Cristiani, dalle carte dell’inchiesta condotta dalla Procura di Brescia vengono fuori i nomi di 2 assessori regionali e di diversi funzionari pubblici, in tutto una decina. Ancora riserbo sugli indagati.
A cura di Alfonso Biondi
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Vicepresidente consiglio regionale Lombardia

Emergono nuovi ed importanti elementi dall'inchiesta che ha portato all'arresto del vicepresidente del consiglio regionale lombardo Nicoli Crisitani. Il quadro disegnato dalla Procura di Brescia assume ogni giorno tinte sempre più fosche e, purtroppo, sembra coinvolgere altri esponenti politici oltre al numero 2 del Pdl lombardo. Secondo i pubblici ministeri, Locatelli e gli altri imprenditori impegnati nello smaltimento dei rifiuti che avevano bisogno di "favori" potevano contare non solo su Nicoli Cristiani ma anche su assessori, alti dirigenti e funzionari sia della Regione Lombardia sia di 3 province lombarde. Ecco quindi che dalle carte dell'inchiesta vengono fuori una decina di nomi, anche se non è ancora possibile sapere se tra questi ci sono indagati o meno. Il governatore Formigoni continua a ribadire che la Regione non c'entra nulla e che, anzi, nella faccenda è parte lesa.

Uno dei nomi caldi è senza dubbio quello dell'assessore all'ambiente Marcello Raimondi (soprannominato "il nano ghiacciato") che, contattato dal consulente Luigi Brambilla per conto di Locatelli, inizia subito a darsi da fare per velocizzare il rilascio di autorizzazioni riguardo alla discarica d'amianto di Cappella Cantone. L'assessore fa pressioni su funzionari regionali e scrive una lettera al sindaco di Cappella Cantone, ma senza risultati concreti. Ecco quindi che la "cricca" decide di contattare anche Gianni Rossoni, assessore regionale con deleghe a all'istruzione, alla formazione e al lavoro. Anche stavolta l'intermediario della trattativa è Luigi Brambilla. "Io faccio il mio su Rossoni…" avrebbe detto Brambilla al consulente ambientale Andrea Oldrati, legato a Locatelli.

E' poi lo stesso Locatelli ad incontrare di persona Rossano Breno, presidente della Compagnia delle Opere di Bergamo per chiedere l'accesso a nuove risorse finanziarie. Dalle carte dell'inchiesta emergerebbe anche la presunta volontà di Locatelli e soci di mettere le scorie di acciaio sotto la Tav Brescia-Treviglio. E' lo stesso imprenditore a parlarne col suo fidato Pagani e a dirgli: "Ho incontrato Trotta (responsabile per la Pizzarotti spa del cantiere Brebemi di Urago d'Oglio), ma non mi sono permesso di dirgli se si possono usare le scorie al momento […] perché sai che sotto la ferrovia non volevano, perché dicevano che facevano il discorso del magnetismo".

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