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Reggio Calabria, com’è nata l’inchiesta su errori medici coperti e aborti senza consenso

La procura della Repubblica reggina ha ricostruito tutta la genesi dell’indagine. Intanto parlamentari calabresi chiedono l’interviento del ministro della Salute Beatrice Lorenzin: “Sia garantita la sicurezza”.
A cura di Claudia Torrisi
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Foto LaPresse - Adriana Sapone 21/04/2016 Reggio Calabria ( Italia ) Cronaca Operazione Guardia di Finanza Mala Sanitas -11 misure cautelari nei confronti del personale sanitario per reati di falso ideologico e interruzione di gravidanza senza consenso, commessi nel presideio ospedaliero "Bianchi Melacrino Morelli" di Reggio Calabria. Nella foto L'ingresso degli Ospedali Riuniti Photo LaPresse - Adriana Sapone

Dopo la pubblicazione delle intercettazioni dei medici coinvolti nell'inchiesta sugli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria e sugli operatori sanitari dei reparti di neonatologia, ginecologia e anestesia – che due giorni fa hanno portato all'arresto di quattro ginecologi e all'interdizione dall'esercizio della professione di altre sette persone – la procura della Repubblica reggina ha ricostruito tutta la genesi dell'indagine. In una nota il Federico Cafiero de Raho racconta che l'inchiesta è nata "nel maggio 2014, a seguito del deposito dell'informativa della Guardia di finanza, avvenuto il 28 maggio 2014" in cui venivano comunicati "gli esiti dell'attività di riascolto e trascrizione delle conversazioni" intercettate in un altro procedimento, risalente al 2010, relativo al reato di associazione mafiosa. Da quei documenti è venuta fuori una "complessa informativa" sui Riuniti che a causa della "delicatezza e l'urgenza della trattazione dei temi di indagine" è stata assegnata ai pm "che hanno provveduto all' iscrizione nel registro delle notizie di reato il 31 maggio 2014". Da quel momento sono partite le indagini, che hanno accertato le vicende avvenute tra il 2010 e il 2014, eventualmente riaperto fascicoli archiviati e riunito i singoli episodi "nell'ambito di un procedimento unitario".

Dopo pochi mesi, il 13 ottobre 2014, prosegue la nota di de Raho, il fascicolo "è stato trasferito al registro delle notizie di reato a carico di soggetti noti" e riunito ai fascicoli più vecchi, iscritti o riaperti nel 2014. Quindi le indagini sono proseguite con altre intercettazioni, perquisizione delle unità operative e il sequestro delle cartelle cliniche, nonché l'ascolto delle vittime o dei parenti. Un'equipe di esperti è stata incaricata di redigere una perizia, depositata a luglio del 2015. Le intercettazioni, invece, erano già state depositate a maggio dell'anno precedente. Infine tra l'agosto e l'ottobre del 2015, la polizia giudiziaria su delega dei pm è riuscita a mettere a punto un elenco completo di tutti i coinvolti. "Al termine delle investigazioni, durate complessivamente un anno e mezzo, nel dicembre 2015, veniva depositata la richiesta cautelare accolta dal Gip", scrive De Raho.

Parlamentari Pd: "Lorenzin intervenga"

Intanto la deputata calabrese Enza Bruno Bossio, insieme alla capogruppo del Pd nella commissione Sanità Donata Lenzi, ha inoltrato una richiesta per sollecitare l'intervento del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, per garantire la massima sicurezza nelle prestazioni sanitarie agli "Ospedali Riuniti". A tal fine è stata presentata un'interrogazione urgente. "Le indagini del nucleo di polizia tributaria del Comando provinciale della Guardia di finanza – si legge nella nota delle parlamentari Pd – avrebbero messo in luce un sistema di copertura e di omissione rispetto a presunti e gravissimi episodi di malasanità. I fatti più gravi che hanno portato all'arresto ed alla sospensione di alcuni medici dell'ospedale riguardano, tra quelli accertati, la morte di due neonati e le lesioni irreversibili riportate da un altro bimbo ridotto alla totale invalidità. La gravità e la dimensione dei fatti, prosegue la nota, è data anche dalla presunta esistenza di un sistema di coperture degli errori che, secondo l'accusa, sarebbe stato condiviso dall'intero apparato sanitario". L'intervento del ministro, tra l'altro, risulta necessario "anche per il fatto che in Calabria la responsabilità ministeriale viene esercitata direttamente, dal momento che la gestione commissariale governativa ha surrogato le funzioni di competenza regionale".

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