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Referendum trivelle, Spinelli chiede di aprire la procedura d’infrazione contro l’Italia

Il day after del referendum contro le trivellazioni nel Mediterraneo produce due ricorsi da parte del Comitato promotore: il primo, presentato al Mise, chiede il blocco delle ultime cinque concessioni prorogate perché illegittime, il secondo invece chiede di aprire una procedura d’infrazione contro l’Italia per violazione delle norme comunitarie che disciplinano l’estrazione di idrocarburi.
A cura di Charlotte Matteini
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Nonostante il risultato delle urne sia inequivocabile, il Comitato per il sì al referendum non si arrende e presenta un ricorso presso il ministero dello Sviluppo economico, chiedendo il blocco immediato di cinque concessioni attualmente in esercizio entro le 12 miglia dalla costa. Ad annunciarlo stamane è stato Enzo Di Salvatore, giurista e costituzionalista, nonché estensore dei quesiti referendari sul tema. Secondo Di Salvatore, la proroga di queste cinque concessioni sarebbe illegittima perché scadute da tempo mentre la norma attualmente in vigore permetterebbe la proroga delle sole concessioni non ancora estinte. O meglio, il ministero su questo punto non ha mai fatto chiarezza, quindi le aziende del settore stanno provvedendo a supplire alla carenza di informazioni circostanziate semplicemente continuando a estrarre idrocarburi e Di Salvatore chiede venga sancita l'illegittimità della condotta.

Inoltre, sempre il Comitato per il sì ha preparato un altro ricorso, questa volta però indirizzato all'Unione europea. Secondo i promotori del referendum, l'Italia avrebbe violato le norme che disciplinano l'estrazione degli idrocarburi (direttiva 94/22/CE). Oltre al ricorso, l'europarlamentare Barbara Spinelli ha presentato un'interrogazione alla Commissione europea chiedendo di aprire una procedura di infrazione per violazione delle regole comunitarie.

Durante la conferenza stampa di stamane indetta dal Comitato, è intervenuto anche Piero Lacorazza, presidente del Consiglio regionale della Basilicata: "Grazie al referendum sulle trivelle ci sono state modifiche alla normativa proposte dal governo e approvate dal Parlamento. Questa non è demagogia. Petroceltic e Shell hanno rinunciato. I permessi di ricerca sono stati bloccati. Se questo è avvenuto penso sia una vittoria", ha dichiarato.

Il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta ha invece parlato di una "vittoria di Pirro" e analizzato il risultato referendario comparandolo a quello del referendum costituzionale del 2005 e con quello futuro che vedrà la riforma Boschi alle urne ad ottobre: "Guardando al 2006, coloro che avevano detto ‘no' alla riforma costituzionale di Berlusconi erano 20mila in meno dei quasi 16 milioni andati alle urne ieri, e quindi se si riuscisse a portare al referendum confermativo di ottobre tutti quelli che hanno votato al referendum sulle trivelle, o ‘sì' o ‘no', vincerebbe il ‘no' alla ‘schiforma' Renzi-Boschi, il ‘no' vincerebbe per 60 a 40, come successe 10 anni fa".

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