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Referendum senza election day: il Tar del Lazio boccia i ricorsi di Radicali e Codacons

Il referendum “contro le trivelle” si terrà il 17 aprile, come stabilito. Il Tar del Lazio ha infatti dichiarato inammissibili i ricorsi presentati da Radicali Italiani e Codacons. Secondo il tribunale amministrativo, il Governo non avrebbe violato le disposizioni nazionali e internazionali per l’organizzazione del referendum.
A cura di Charlotte Matteini
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trivelle in mare

Il referendum sulle trivelle si svolgerà, come stabilito dal decreto della presidenza del Consiglio, domenica 17 aprile. Nella serata di ieri, infatti, il Tar del Lazio ha respinto i due ricorsi presentati da Mario Staderini insieme ai Radicali Italiani e dal Codacons. Entrambi i ricorsi puntavano ad annullare la data del 17 aprile per convergere sul 5 giugno, ovvero il giorno scelto dall'Esecutivo per le prossime elezioni amministrative. Lo scopo dei ricorsi era semplice: accorpando le due tornate elettorali nello stesso giorno, avrebbe potuto essere più semplice raggiungere una partecipazione dei cittadini più ampia.

Per il Codacons, inoltre, accorpando le due date sarebbe stato possibile ridurre la spesa a carico dei cittadini perché, sostiene Carlo Rienzi, l'andare a votare in due momenti diversi produce un danno erariale pari a 300 milioni di euro, stando ai calcoli effettuati dall'associazione dei consumatori.  I Radicali, invece, nel loro ricorso sostengono che il governo abbia violato il diritto alla corretta informazione. Mettendo in campo tutta una serie di artifici burocratici hanno di fatto impedito ai cittadini di informarsi in maniera chiara e trasparente, a cominciare dalla scelta della data del referendum, caduta a soli 62 giorni dall'emanazione del decreto.

Nonostante le motivazioni espresse nei due ricorsi fossero varie, il Tar non ha comunque ravvisato le condizioni per l'accoglimento delle due istanze: "Non appaiono ravvisabili elementi sufficienti a rivelare l'irragionevolezza e/o illogicità della scelta della data del 17 aprile 2016", scrivono nelle due ordinanze. E proseguono: "Il termine intercorrente tra la data di adozione del decreto e la data del voto referendario non appare inidonea a garantire una corretta informativa degli elettori e, ancora, rivelatore di una concreta ed effettiva violazione di ‘standard internazionali' sottoscritti dall'Italia, di cui non può comunque sottacersi il carattere non vincolante; nessuna prescrizione di legge impone o anche semplicemente rivela un orientamento di favore del legislatore per la concentrazione in una medesima data dell'espletamento delle consultazioni referendarie e delle operazioni elettorali amministrative, sempre che ovviamente ne sussistano le condizioni".

Il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, ha fatto sapere che l'ordinanza del Tar del Lazio verrà impugnata davanti al Consiglio di Stato. Dello stesso avviso i Radicali Italiani, che già il giorno della presentazione del ricorso dichiarono che avrebbero immediatamente impugnato la sentenza qualora fosse stata respinta la loro istanza dai giudici amministrativi.

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