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Referendum costituzionale, l’appello di 150 donne per il “Sì”

“Abbiamo ragioni fortissime per dire sì. – si legge nel documento – Il referendum costituzionale del 4 dicembre costituisce uno straordinario momento di esercizio di sovranità popolare. Per questo dobbiamo andare a votare : in nessuna altra occasione possiamo decidere direttamente sulle regole del patto che ci tiene insieme”.
A cura di C. T.
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Un appello di 150 donne per dire "Sì" alla riforma costituzionale oggetto del referendum del prossimo 4 dicembre. Tra coloro che hanno firmato il documento, tra le altre, ci sono la regista e scrittrice Cristina Comencini e la filosofa Francesca Izzo, che entrambe facevano parte di "Se non ora quando", Fabrizia Giuliani, Giuditta Pini e Paola Concia del Partito democratico, le scrittrici Susanna Tamaro e Chiara Gamberale, la sociologa Giovanna Zincone, l’attrice Simona Marchini, la produttrice di cinema Vera Montaldo, l’imprenditrice Riccarda Zezza, la costituzionalista Melina Decaro, le docenti universitarie Lucia Banci e Claudia Mancina. L'appello è nato dopo un incontro dei comitati di donne per il "Sì", alla presenza della ministra per le Riforme Maria Elena Boschi lo scorso 18 ottobre a Roma.

"Abbiamo ragioni fortissime per dire sì. – si legge nel documento – Il referendum costituzionale del 4 dicembre costituisce uno straordinario momento di esercizio di sovranità popolare. Per questo dobbiamo andare a votare : in nessuna altra occasione possiamo decidere direttamente sulle regole del patto che ci tiene insieme. Noi vogliamo che le donne italiane- che così tanto sono cambiate in questi ultimi decenni- ne siano  protagoniste  e facciano valere le loro ragioni. Sono molte e serie le ragioni  delle donne per sostenere la legge di riforma; lo dimostra  la mobilitazione dei tanti comitati che pochi giorni fa si sono dati appuntamento a Roma". L'appello spiega che per la prima volta "viene introdotto nella Costituzione il principio dell’equilibrio della rappresentanza riconoscendo che il popolo sovrano è composto da uomini e donne. E non è poca cosa la semplificazione e razionalizzazione del processo decisionale con il superamento  delle due Camere con la medesima legittimazione e le stesse funzioni. Le donne hanno bisogno di istituzioni stabili e di una politica che funzioni, che discuta e decida in modo trasparente ma efficace, perché nell’opacità delle decisioni si affermano vecchi potentati, lobbies e corruzione  e le donne o vengono escluse o si devono rassegnare ad essere subalterne".

Secondo le 150 firmatarie, comunque, è "soprattutto importante la modifica  del rapporto tra lo Stato e le regioni. Con la riforma attuale si mettono finalmente  in discussione blocchi di potere politici locali alleati a interessi corporativi, da cui la realtà femminile è costitutivamente assente":

La legge di riforma assegna allo Stato alcune decisive funzioni e decisioni che consentiranno  un’applicazione omogenea sul territorio nazionale ad es. della legge 194 o del piano contro la violenza o una distribuzione equilibrata degli asili nido. La riforma mette fine a  quel mosaico caotico e conflittuale che è il regionalismo italiano con il non disprezzabile corollario di risparmi consistenti  che potranno essere investiti in politiche favorevoli al lavoro femminile, alla maternità, alla condivisione della cura, alla promozione delle donne nella vita pubblica.

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