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Referendum costituzionale, il “no” in vantaggio al 52%

Secondo l’ultimo sondaggio condotto da Nando Pagnoncelli per il Corriere della Sera, il fronte del “no” sarebbe salito in vantaggio rispetto all’ultima rilevazione, attestandosi al 52%. Ancora molto numerosi gli indecisi.
A cura di Charlotte Matteini
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L'ultimo sondaggio realizzato da Nando Pagnoncelli per il Corriere della Sera sembrerebbe non essere affatto confortante per il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Secondo le ultime rilevazioni, infatti, gli elettori più vicini al fronte del "no" al referendum costituzionale ammonterebbero al 52%, la maggioranza, mentre il "sì" si attesta al 48%. Le rilevazioni di Pagnoncelli pongono inoltre in evidenza un'altra problematica: stando ai dati pubblicati questa mattina, solamente un cittadino su 10 ha dichiarato di conoscere nel dettaglio i contenuti della riforma costituzionale, il 44% la conosce a grandi linee, il 38% ne ha sentito parlare, mentre l'8 per cento degli intervistati non è nemmeno a conoscenza del fatto che il 4 dicembre si terrà un referendum per confermare la riforma targata Boschi.

"Rispetto al sondaggio realizzato nel luglio scorso, gli italiani che ne sanno qualcosa aumentano solo di 3 punti (da 51% a 54%): è un dato sorprendente, tenuto conto che i mezzi di informazione ogni giorno ci parlano del referendum", scrive Pagnoncelli. Il dato, purtroppo, comprende chi ha sentito parlare del referendum a causa delle varie polemiche che hanno accompagnato questi primi mesi di campagna elettorale, ma la percentuale di elettorato che conosce la materia in maniera approfondita rimane molto bassa.

sondaggio pagnoncelli

Come detto in apertura, il fronte del "no" si attesta al 52% mentre il fronte del "sì" rimane fermo al 48%. Questa crescita del "no" si ha per effetto di alcuni cambiamenti degli orientamenti di voto registrati nell'ultima rilevazione: "una flessione di due punti del fronte del Sì (da 25% a 23%), la stabilità di quello del No (25%) e l’aumento sia degli indecisi (da 7% a 8%) che degli astenuti (da 42% a 44%). Per effetto di questi cambiamenti il No prevale sul Sì, ma la distanza non è significativa e si mantiene nell’ambito dell’errore statistico", spiega Pagnoncelli.

Per quanto riguarda l'orientamento di voto nei differenti elettorati , tre elettori su quattro del Partito Democratico intendono recarsi alle urne e il "sì" prevale largamente (81% a 19%), mentre tra gli elettori di M5S, Lega, Forza Italia e i centristi circa due su tre intendono votare. Anche tra gli elettori centristi il "sì" va per la maggiore, attestandosi al 59%. Tra i partiti di opposizione, ovvero M5S, Lega e Forza Italia, prevale l'orientamento al "no", il  19% dei grillini, il 21% dei leghisti e il 40% di Forza Italia voterebbe invece "sì" al referendum del prossimo 4 dicembre. Per quanto riguarda la ripartizione geografica, nelle regioni del Nord-Ovest e in quelle del Centro-Nord prevale il Sì, nel Nord-Est prevale di poco il No mentre nelle regioni del Centro Sud e nelle Isole il No ha un vantaggio piuttosto ampio.

Entrando nel merito della riforma costituzionale, enunciando i sette punti principali che ne costituiscono il corpo, gli elettori interpellati dai sondaggisti rilevano che per quanto riguarda la riduzione dei senatori il 62% degli intervistati è favorevoli, mentre il 20% è contrario. Fine del bicameralismo paritario vede favorevoli il 51% degli elettori contro il  24%; la soppressione del Cnel è al 49% contro 18%; il 39% degli elettori si dichiara favorevole alla scelta contestuale al voto regionale, mentre il 31% preferirebbe scegliere con un voto di preferenza.

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