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Referendum Alitalia, vincono i No: ricapitalizzazione impossibile, si va verso il commissariamento

Vincono i “no” al piano di ristrutturazione proposto dal governo in accordo con i sindacati. L’azienda procede ora verso il commissariamento e la definitiva liquidazione. Gentiloni convoca a Palazzo Chigi un vertice straordinario, mentre il Cda ha preso atto del responso referendario e comunicato l’impossibilità di procedere con la ricapitalizzazione.
A cura di Charlotte Matteini
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UPDATE Vittoria del no, il piano di ristrutturazione della compagnia aerea presentato dal governo in accordo con i sindacati è stato rifiutato dai lavoratori e ora la compagnia aerea rischia l'amministrazione straordinaria e la liquidazione. Nella giornata di domani è previsto un consiglio di amministrazione d’urgenza per prendere atto della decisione e avviare la procedura per la richiesta di amministrazione straordinaria. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha convocato un vertice urgente a Palazzo Chigi.

Il Consiglio di Amministrazione di Alitalia, svoltosi nella mattinata del 25 aprile, "ha preso atto con rammarico della decisione dei propri dipendenti di non approvare il verbale di confronto firmato il 14 aprile tra l’azienda e le rappresentanze sindacali. L’approvazione del verbale avrebbe sbloccato un aumento di capitale da 2 miliardi, compresi oltre 900 milioni di nuova finanza, che sarebbe stati utilizzati per il rilancio della Compagnia. Data l’impossibilità di procedere alla ricapitalizzazione si è deciso di avviare le procedure previste dalla legge e ha convocato un’assemblea dei soci per il 27 aprile al fine di deliberare sulle stesse". Il Cda ha però precisato che "il programma e l'operatività dei voli Alitalia non subiranno al momento modifiche".

Il futuro di Alitalia è a un bivio: il referendum organizzato dai sindacati per chiedere ai dipendenti della ex compagnia di bandiera il parere sul nuovo accordo siglato pochi giorni fa e che prevede esuberi e taglio degli stipendi è stato sottoposto oggi ai lavoratori e al momento sembra profilarsi una vittoria del no. Circa il 90% dei dipendenti di Alitalia ha votato e l'accordo da valutare prevede sostanzialmente la riduzione degli esuberi tra il personale di terra a tempo indeterminato da 1.338 a 980 e la riduzione del taglio degli stipendi all'8% rispetto al precedente piano. "La riduzione degli esuberi dovrebbe arrivare attraverso il superamento del progetto di esternalizzazione di alcuni settori come la manutenzione ma anche con misure di incentivazione all'esodo e il ricorso alla cassa integrazione entro maggio 2017 per due anni. Tra le altre misure invece l'accordo prevede scatti di anzianità triennali con primo scatto solo nel 2020, tetto all'incremento retributivo in caso di promozione, riduzione dei riposi annuali da 120 a 108 e l'applicazione del contratto Cityliner per i neo assunti".

Entro le ore 20 del 24 aprile 2017 saranno disponibili i risultati definitivi e al momento le urne stanno restituendo un responso infausto: a Milano, per esempio, il No sembra stravincere, mentre a Roma avanza e a Torino sembrerebbe essere invece in vantaggio il Sì. Qualora dovesse confermarsi la vittoria dello schieramento del No, la situazione della compagnia aerea verrebbe irrimediabilmente compromessa:  l'unica soluzione, secondo il governo, gli azionisti e anche i sindacati sarebbe il commissariamento e la successiva liquidazione nel giro di sei mesi. Se dovesse invece passare il via libera all'accordo, andrebbe avanti il piano quinquennale che mira a mettere in sicurezza i conti nei prossimi tre anni prima della cessione della compagnia a Lufthansa. Il taglio agli stipendi di hostess e steward di volo in alcuni casi sfiorerà il 20% con una media dell'8%.

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