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Redditi: i più poveri sono i commercianti, in cima alla classifica i notai

Con oltre 44000 euro i professionisti sono al top nella classifica dei redditi, mentre i commercianti si trovano al livello più basso con circa 22500 euro. È quanto emerge dai dati sugli studi di settore.
A cura di Susanna Picone
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Come di consueto il ministero dell'Economia ha pubblicato le statistiche sulle dichiarazioni Iva, Irpef e degli studi di settore, strumento che da quest'anno verrà sostituito dai nuovi indici di affidabilità fiscale (che dovrebbero favorire una maggiore osservanza degli obblighi fiscali). Dati sugli studi di settori 2016, relativi al periodo d’imposta 2015, da cui emerge che sono i professionisti la categoria che ha registrato il reddito medio più elevato nel 2015, mentre i commercianti si piazzano al livello più basso. A guadagnare meno, nei dettagli, stando ai redditi dichiarati per gli studi di settori, ci sono pescatori, titolari di discoteche, mercerie e centri estetici, produttori di ceramica e terracotta. Ricchi, invece, gli studi notarili, con un reddito medio di 244.000 euro, le farmacie, con 116.000 euro, e una larga fetta di professionisti. Tra quelli che superano la media troviamo odontoiatri, studi medici, commercialisti, ragionieri, consulenti finanziari e assicurativi. Gli avvocati hanno dichiarato in media 49000 euro, i commercialisti quasi 60000.

Il reddito medio dichiarato nel commercio è di 22510 euro, con alcuni titolari di attività che dichiarano meno di 5000 euro l'anno. A cavallo dei 10000 euro molte attività come estetisti, corniciai e calzolai. Tra avvocati, commercialisti e notai il ricavo è mediamente di 44310 euro, per un totale dei contribuenti sottoposti agli studi di settore pari a 718 miliardi di euro. A metà strada le attività manifatturiere (37440 euro) e il settore dei servizi (27510 euro). Nel 2015 il reddito totale dichiarato dai contribuenti soggetti agli studi di settore è stato pari a 107 miliardi di euro e mostra un andamento positivo rispetto al 2014 (+5,3 percento). L’applicazione degli studi di settore nel 2015 ha riguardato 3,4 milioni di soggetti (63,9% persone fisiche) in calo rispetto all’anno precedente a causa principalmente dell’introduzione del nuovo regime forfettario che non prevede l’applicazione degli studi di settore per i soggetti che hanno aderito al regime semplificato.

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