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Ravello Festival annulla il concerto di chiusura. Gestione contraddittoria, o sbagliata?

Dal 20 giugno al 5 settembre Ravello, perla della costiera amalfitana, ospita da anni uno dei Festival più conosciuti. Il Ravello Festival propone, nella magnifica location di Villa Rufolo, un calendario fitto di eventi musicali, più di due mesi di concerti, teatro e danza. Quest’anno però, sembra che il tradizionale concerto di chiusura non si terrà: è stato cancellato, causa indisponibilità dell’auditorium ad ospitare l’evento. “Gestione contraddittoria” ha dichiarato il sindaco di Ravello, e tante, troppe le domande sull’organizzazione e le finalità culturali del Festival.
A cura di Federica D'Alfonso
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Il Ravello Festival, organizzato annualmente nello splendido scenario della costiera amalfitana, vanta da decenni i natali più illustri: si racconta che nel 1880 Richard Wagner in persona, durante una visita a Villa Rufolo, celebre palazzo storico al centro del paese, abbia tratto ispirazione per il suo "Parsifal" dagli splendidi giardini della villa. Fin dagli anni Trenta si sono esibiti nella villa l'orchestra del Teatro San Carlo, con programmi musicali legati principalmente a Wagner, iniziando così una tradizione musicale e culturale che arriva fino ai giorni nostri. Sul suggestivo palco di Ravello si sono alternati alcuni dei nomi più importanti della musica, illustri direttori d'orchestra come Barenboim, Pappano, Metha, coreografi e compositori internazionali come Nyman e attori e registi di fama mondiale, come John Malkovich, Margarethe von Trotta e Dino Risi. Negli ultimi tempi però, il Ravello Festival ha fatto parlare di sé non solo per l'eccellenza musicale e la solida tradizione che ha alle spalle, ma anche, e soprattutto, per l'organizzazione a volte incerta e poco chiara, sia negli intenti che nell'effettiva riuscita degli eventi in programma. Ultima in una lunga, ma taciuta, serie di polemiche, quella scatenatasi in seguito all'improvvisa decisione di annullare l'atteso concerto di chiusura del Festival, che avrebbe visto rappresentare proprio il "Parsifal": l'opera ultima di Wagner, alla quale stando alle leggende Ravello deve la sua fama, sarebbe stata portata in scena dall'Orchestra del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo e il coro dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretti da Valerij Gergiev. L'evento di chiusura del 5 settembre è stato annullato "per motivi organizzativi", che sembrano però poco chiari, o almeno, curiosi.

"Impossibile usufruire dell'auditorium"

l'auditorium "Oscar Niemeyer" nel giorno dell'inaugurazione, 2009
l'auditorium "Oscar Niemeyer" nel giorno dell'inaugurazione, 2009

La Fondazione Ravello, che dal 2002 si occupa dell'organizzazione del Festival, "ha preso atto dell'impossibilità di usufruire dell'Auditorium ‘Oscar Niemeyer' quale sede alternativa in caso di maltempo e dell'indisponibilità da parte dei complessi ospiti di differire il concerto ad altra data": con queste parole è stata annunciata, in un comunicato stampa, la cancellazione dell'evento di chiusura del 5 settembre. Motivi organizzativi, che sono stati spiegati come impossibilità da parte del comune di rendere disponibile il sito prescelto, lo storico auditorium "Oscar Niemeyer" appunto, in quanto già prenotato per un altro evento. Desta un po' di perplessità la motivazione fornita, in quanto le date del programma del Festival erano note dal 27 maggio, e in generale, eventi come questi non si organizzano di certo all'ultimo momento. La Fondazione avrebbe fatto richiesta al Comune per assicurare la disponibilità dell'auditorium, ma dopo un mese di consultazioni, l'accordo non sarebbe arrivato. È di tutt'altro avviso il sindaco di Ravello, Paolo Vuilleumier, che ha dichiarato:

Al di là di quanto dichiarato, non sono invece chiare le motivazioni che hanno determinato questa decisione. L'evento, tra i pochi dedicati a Richard Wagner, come da programma ufficiale si sarebbe tenuto al Belvedere di Villa Rufolo. Ancora una volta è stata data una versione unilaterale, capziosamente conflittuale e fuorviante, circa l'indisponibilità dell'auditorium Oscar Niemeyer per l'evento del 5 settembre. La copiosa corrispondenza intercorsa, la mera cronologia dei contatti tra il Comune di Ravello e la Fondazione Ravello smentiscono la ricostruzione fornita dalla stessa Fondazione. Affido alla nuova governance della Fondazione Ravello, che sarà nominata il 4 agosto prossimo, il compito di verificare la gestione complessiva del Ravello Festival, il cui operato appare sempre più contraddittorio e indecifrabile all'esterno.

Ritardi burocratici, probabilmente, confusione e conflittualità amministrative fra enti, chissà; sta di fatto che il calendario "wagneriano" risulta ad oggi incompleto con la cancellazione improvvisa del "Parsifal" che, insieme all'evento di apertura, il "Tristano e Isotta" portato in scena dall'Opéra National de Paris, dava coerenza e continuità ad un programma che di Wagner ormai, ha ben poco.

Il progetto "culturale" su Ravello

i famosi giardini di Villa Rufolo
i famosi giardini di Villa Rufolo

Costruire l'identità di Ravello come "città della musica", questo lo scopo dichiarato del Festival. Città della musica e dunque, città di cultura. Il programma, o meglio, il contesto in cui nasce l'idea della Fondazione Ravello, che ha partecipato all'organizzazione delle ultime edizioni del Festival, è ampiamente spiegato nel manifesto della Fondazione stessa: "I nostri bisnonni vivevano in media 300.000 ore e ne lavoravano 120.000; noi viviamo in media 700.000 ore e ne lavoriamo 80.000. Tutto lascia ipotizzare che i nostri nipoti vivranno ancora più a lungo e dedicheranno ancora più tempo all'ozio creativo. Già oggi esistono nel mondo oltre 500 milioni di persone con il diritto a 40 giorni di ferie. Si profila, cioè, una società centrata sul tempo libero, sulla riflessione, sulla cultura, sullo svago: tutti elementi che, migliorando la qualità della vita, costituiscono a loro volta altrettante occasioni di legittima imprenditorialità economica". Ozio creativo? Società incentrata sul tempo libero? Tralasciando le stime numeriche abbastanza fantasiose, si sta parlando di cultura o di impresa? Dove sono l'arte, la tutela del paesaggio, la progettualità di eventi aperti a tutti? Perché ricordiamolo, fin dai tempi dei bisnonni, la cultura dovrebbe essere per tutti. Tante sono state le critiche ad un'organizzazione basata su questi presupposti. Il Ravello Festival sarà magari soltanto una delle numerose attività programmate durante l'anno dalla Fondazione, ma di certo è quella più importante, che ha più risonanza. Pertanto le critiche, così come gli elogi, vanno presi in considerazione: critiche che sono apparse, fin dalla scorsa edizione, sulla pagina Facebook ufficiale del Festival, lamentando la pessima organizzazione, la mancanza di informazioni in inglese per i migliaia di turisti che affollano la costiera, e gli improvvisi ed inaspettati cambi di programma. Durante la scorsa edizione, dieci persone sono rimaste fuori dal concerto di Sergio Cammariere a Villa Rufolo, senza che nessuno avvertisse. Tanti i turisti che chiedono informazioni su come fare i biglietti, ma l'inglese è lingua oscura in quel di Ravello a quanto pare, perché i numerosi commenti sono tutt'ora senza risposta. "Almeno il 10% di quei 500 milioni dispone di 40 giorni di ferie e di un reddito superiore a 300 milioni l'anno, con una propensione di spesa, durante le vacanze, pari a circa un milione al giorno. Inoltre, questa parte più ricca coincide in buona parte con il segmento più colto e più attento nella scelta delle proprie mete". Ravello, la terra di Wagner o una spa di lusso? Tante le critiche alla gestione economica che inevitabilmente sta dietro a quella culturale, tanti i dubbi su come si configuri, ad oggi, nel panorama dell'offerta culturale italiana, il Festival, che con le sue straordinarie risorse ed una Fondazione con così nobili intenti, non riesce nemmeno a prenotare l'unico auditorium del paese, da anni location protagonista del Festival.

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