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Quella disperata voglia di cambiamento che Hillary non è riuscita a capire

Trump è riuscito a identificarsi come un’alternativa in rottura con tutto e tutti. Soffiare sulle paure ha fatto il resto. Gli errori della Clinton e la furbizia di Trump.
A cura di Giorgio Scura
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Sì, è tutto vero. Ora, proviamo a capire cosa è successo? Come hanno fatto gli Stati Uniti a ritrovarsi con un personaggio oggettivamente impresentabile come Presidente? Dove ha vinto, davvero, Donald Trump?

Forse tocca raccogliere dall'immondizia una parola usata, abusata, strappata: cambiamento. Sarà stato mica per questo che Sanders arrivò a fare paura alla Clinton? Perché è riuscito, nonostante l'età e un passato da sindacalista di ferro, a catalizzare su di sé l'attenzione di una "bella gioventù" che vedeva in Hillary, fulgida espressione di continuità con il passato, un nemico? Sanders era stato percepito da quei ragazzi come un elemento di discontinuità, di cambiamento. Quella era la sua carta vincente.

Qualcuno si è chiesto dove sono finiti i voti di quei ragazzi? Siamo sicuri che siano finiti davvero a rinforzare il carrozzone Clinton in nome di una "colleganza" di partito che, di fatto, non esiste più?

Quello che propone Trump è una svolta netta. Nel linguaggio, nei contenuti, nella gestualità, perfino nei colori. Dettata dalla paura? Probabilmente, ma comunque è riuscito a farsi riconoscere come un'alternativa. E non solo un'alternativa a un candidato, ma a un sistema intero, visto che contro di lui si è schierata praticamente l'intera società civile americana e perfino una parte del suo stesso partito. Ha fatto vedere un grande coraggio e si è battuto come un leone, dimostrandosi un fenomenale animale da dibattito e un abile conoscitore dei media che ha usato a suo piacimento, pur avendone la stragrande maggior parte contro.

Gli spunti per un'autocritica, a Hillary, non dovrebbero mancare. Come non dovrebbe mancare una riflessione profonda sul fatto che se la più grande democrazia del mondo arriva a creare un potenziale "mostro" come Trump, evidentemente non si è lavorato bene. Evidentemente il malessere sul quale Trump ha soffiato, nasce in un terreno già avvelenato da disparità e ingiustizie sociali profonde e insanate.

Non conosciamo dove Trump porterà l'America e dove l'America porterà il mondo. Ma vorremmo confidare nel fatto che non siamo davanti a un dittatore e che non ci sono pericoli di derive autoritarie. Perché abbiamo già dato, tutti, e ne abbiamo ricavato robusti anticorpi.

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