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Quel paio di parole della filosofia greca che ti svoltano la giornata #2

Per cominciare al meglio l’anno nuovo, una seconda, robusta dose di ispirazione in due parole della filosofia e della cultura dell’antica Grecia.
A cura di Giorgio Moretti
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Eudaimonia

Questa parola non teme di raccontarci un significato tanto esplicito e meraviglioso da essere quasi imbarazzante: l'eudaimonia è la felicità quale scopo di vita, e fondamento dell'etica.

Non è la ‘semplice' felicità. È una felicità che riveste un ruolo preciso nell’indirizzare la propria condotta di vita, un faro – e non è quella condizione contingente, svolazzante che viene e va come il bel tempo.
Questo concetto ha navigato attraverso la filosofia antica dai presocratici ad Aristotele, mostrandosi cangiante: perché, anche se si pone la felicità come scopo della vita e cardine morale, che cos'è la felicità? Una definizione difficilissima, da dare. Alla fine ciascuno ha la sua, e l'astrazione al minimo condivisibile finisce per farne perdere i contorni e renderla inafferrabile. Serenità? Realizzazione? Nella selva della lingua, resta la più bella chimera.
Ma proprio per questo l'eudemonia si rivela una risorsa particolarmente interessante: lascia il contenuto della felicità nella scatola misteriosa, e si concentra sulla sua posizione e sul suo ruolo. L'eudemonia ci rende la felicità come valore pratico.

Fra l'altro, lo fa con una composizione che ha un mordente favoloso: eu ‘buono' e daimon ‘demone'. La possessione del buon demone, del buon genio.

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Cairologico

Si parla di tempo, di un tempo da tener presente, da cercare con gli occhi bene aperti.

Non tutti sanno che al tempo cronologico, successione lineare e misurabile di momenti, si può contrapporre quello cairologico. Il tempo cairologico non è una linea né serve a misurare: è il tempo opportuno, l'istante dell'occasione, in cui vedi l'onda giusta e la puoi prendere.
Queste due declinazioni del tempo sono rappresentate da due figure divine dell'antica Grecia, una arcinota, una poco nota: Crono e Kairos.

Crono, padre (fra gli altri) di Zeus, Poseidone e Ade, come sappiamo era descritto e raffigurato come un titano terrificante e potentissimo: per evitare di essere fatto fuori dai propri figli (come lui aveva fatto con suo padre Urano), li divorava. Simbolo fulminante del futuro che viene continuamente inghiottito nel passato.

Kairos, invece, dio minore, è raffigurato come un ragazzo con le ali ai piedi e la testa rasata – a eccezione di un ciuffo sopra la fronte. Ma perché rappresenta il tempo dell'occasione?
La simbologia è lampante: per prendere Kairos si devono avere riflessi pronti e mente presente, così da acchiappargli il ciuffo mentre sta arrivando in volo; una volta che è passato, addio addio: la mano, sulla sua nuca rasata, non trova appiglio.

Anche queste non sono parole facili da usare in discorsi quotidiani; ma certe parole sono importanti a prescindere dalla loro facilità d'uso. Precipitano, nella forma di un termine, dei concetti che, se vogliamo e se ne cogliamo il valore, possono diventare roccia su cui costruire.

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Nato nel 1989, fiorentino. Giurista e scrittore gioviale. Co-fondatore del sito “Una parola al giorno”, dal 2010 faccio divulgazione linguistica online. Con Edoardo Lombardi Vallauri ho pubblicato il libro “Parole di giornata” (Il Mulino, 2015).
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