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Quel che resta del Dadaismo: l’avanguardia rivive a Roma nel “Dada Sprach”

Continuano le celebrazioni per il centenario del Dadaismo e sabato 28 maggio l’avanguardia rivivrà al Lettere Caffé nel progetto “Dada Sprach, parola di dada” un florilegio di poesie dei protagonisti di quella dirompente avventura, curata e performata da Jacopo Sabar Giacchino: “Per tutto il 2016, cento di questi dada! Siamo coinvolti nel ripristinare questa forza indomita e selvaggia a Roma e in Europa. Ubi bene ibi dada”!
A cura di Silvia Buffo
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La performance "Dada Sprach" a Lettere Caffé
La performance "Dada Sprach" a Lettere Caffé

Sabato 28 maggio l'avanguardia rivivrà al Lettere Caffé nel progetto "Dada Sprach, parola di dada" un florilegio di poesie dei protagonisti di quella dirompente avventura, curata e performata in quest'unica occasione da Jacopo Sabar Giacchino, con Luca Albrecht Praussello, vocalchimista e aleo-compositore, che incarnerà il "Flusso Del Libero Suono", la base musicale su cui si edifica l'intera performance ed ancora Riccardo La Barbera, pianista e performer, Ryan Spring Dooley, artista figurativo e rapsodico, Manuela Schiano, attrice poliedrica partenopea e Andrea Messner, traduttrice e declamatrice. Alle ore 19 e 30 saranno protagonisti nello storico "Lettere Caffé" di Trastevere, ospiti della scrittrice Enza Li Gioi, la quale nel 1999 diede vita allo storico caffè letterario, luogo che ha molto contribuito al fiorire della cultura alternativa e libera della Capitale.

Il performer Jacopo Sabar Giacchino racconta, attraverso il mood descrittivo più conforme, cosa si possa intendere con ‘dada' ma guai a catalogarne il concetto:

I ragazzi del secolo scorso deflagrarono la pratica e la percezione dell’Arte a loro contemporanea con una forza eversiva che abbiamo voluto inopinatamente intercettare, attraverso la decostruzione del linguaggio e della sua funzionalità, e allo ‘sfottò' di qualsiasi verità dogmatica o irrigidimento regolamentizio. È da qui che possono iniziare una felice complicità e una commistione tra differenti percorsi espressivi, di ricerca o esistenziali fuor di gerarchie o compiacimenti, senza possibili bollini di accademie o timbri distintivi. Con dada si è tutti presidenti. Dada, del resto, non significa nulla, ricordiamo. E che si parla a fare? E di cosa stiamo parlando? Tutto è molto affascinante, o idiota. Né qui, né ora, né mai.

"Dada Sprach" più che un omaggio al Dadaismo sembra essere un'immersione perfetta, calzante di ciò che cento anni fa a Zurigo era stato fortemente voluto da Tristan Tzara, istituendo l’avanguardia storica dell’utopia, volle dissolvere l’esistente e le contingenze del potere costituito. Come dimenticare la radicalità espressiva delle parole del suo "Manifesto Dada" del 1918:

Scrivo questo manifesto per provare che si possono fare contemporaneamente azioni contraddittorie, in un unico refrigerante respiro; sono contro l'azione, per la contraddizione continua e anche per l'affermazione, non sono né favorevole né contrario e non do spiegazioni perché detesto il buon senso. Dada non significa nulla.

Dall'evento "Dada Sprach" al "Lettere Caffé"
Dall'evento "Dada Sprach" al "Lettere Caffé"

Sono oramai passati cent'anni dalle prime escursioni dada, cent'anni in cui la profusa anarchia, l'acefalo giocondo sfacelo con cui i ragazzi del Cabaret Voltaire – e poi gli altri a Berlino, Colonia, New York e Parigi – muovevano guerra all'arte e alla sua comprensione che ha, di certo, fatto in tempo a trovar spazio nei musei, nelle collezioni di mercanti e nella manualistica da scuola dell'obbligo: una cultura, quella tradizionale che può risultare stucchevole, autoreferenziale, schiava del sistema, dal punto di vista di chi sempre si identifica nell'approccio avanguardistico seguendone lo slancio liberatorio, privo di ogni logica inibizione.

L'artista racconta come sia stato interessante, proprio grazie alla libertà dell'approccio dada nei confronti dell'arte e della letteratura, poterne apprezzare anche i classici e finanche la lingua latina:

Personalmente, è grazie a dada che ho potuto rifrequentare l’ascolto del verso dantesco, di Arnaut Daniel o delle vivissime lingue morte. È grazie al recupero del linguaggio fuor di significato ma ricondotto alla musicalità dei fonemi e del significante che posso talvolta approssimarmi all’originario, all’oblio del mondo o a una tabula rasa che dia spazio all’ignoto e al suono veritiero del verso umano. Per tutto il 2016, cento di questi dada! Siamo coinvolti nel ripristinare questa forza indomita e selvaggia a Roma e in Europa. Ubi bene ibi dada!

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