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Quattro anni fa la scomparsa di Yara. Bossetti: “Prego sempre per lei”

È il 26 novembre del 2010 quando di Yara Gambirasio, ginnasta 13enne di Brembate Sopra, si perdono le tracce. Dopo tre mesi il ritrovamento del corpo in un campo di Chignolo d’Isola. Nel giugno di quest’anno l’arresto del presunto omicida, il muratore Massimo Giuseppe Bossetti.
A cura di Susanna Picone
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Sono ormai passati quattro anni dalla scomparsa di Yara Gambirasio. Sono passati quattro anni da quando, dopo quella sera del 26 novembre 2010, nessuno ha più avuto notizie della giovane ginnasta, che intorno alle 18.30 lasciò il centro sportivo di Brembate Sopra (Bergamo) per percorrere quei 700 metri che la separavano da casa. Ma a casa, quella sera, Yara non è mai tornata. Dopo tre mesi di frenetiche ricerche il suo corpo senza vita fu ritrovato, il 26 febbraio del 2011, in un campo di Chignolo d’Isola. Quella di Yara è una vicenda che dura da quattro anni e che solo quest’anno è arrivata a una svolta. Inizialmente, sospettato dell’omicidio, fu arrestato il muratore marocchino Mohamed Fikri, presto rilasciato per una traduzione sbagliata. Per i tre anni successivi le indagini si sono concentrate soprattutto sul dna e alla fine, il 16 giugno di quest’anno, è stato arrestato Massimo Giuseppe Bossetti, muratore di Mapello e padre di tre figli, quello che per la scienza è “Ignoto 1”, l’uomo cioè che ha lasciato le sue tracce genetiche sugli indumenti della povera Yara. Contro il muratore 44enne, oltre alla traccia biologica, c’è la calce trovata nei polmoni di Yara compatibile con il suo lavoro e i tabulati telefonici che collocano nello stesso posto la vittima e il presunto assassino al momento del delitto. Ma dal giorno dell’arresto, Bossetti continua a dire di essere innocente.

L’omicidio di Yara Gambirasio e la svolta con l’arresto di Bossetti

Bossetti, dal carcere, dice di pregare ogni giorno per la piccola Yara Gambirasio. L’indagato non avrebbe mai smesso di rivolgere una preghiera per la vittima di Brembate Sopra: “È la scelta di un uomo credente, è il gesto di un padre di tre figli che, nel rispetto del dolore della famiglia Gambirasio, rivolge un pensiero di umana pietà verso chi non c'è più”, ha raccontato all'Adnkronos chi gli sta accanto. “Non posso confessare ciò che non ho fatto”, continua a ripetere dal carcere Bossetti – che nell’ultimo interrogatorio ha scelto il silenzio – e prega “per la sua famiglia, per i suoi figli, per chi non c'è più, perché possa tornare a casa, perché possano credere alla sua estraneità nell'omicidio”. Bossetti, racconta ancora chi gli è accanto, dietro le sbarre legge il Vangelo insieme al cappellano, un aiuto per sopportare la detenzione e un conforto per rileggere gli atti in cui la sua condotta è definita “riprovevole per la gratuità e superfluità dei patimenti cagionati alla vittima”, per un'azione “efferata, rivelatrice di un'indole malvagia e priva del più elementare senso di umana pietà”.

I genitori di Yara: “Vogliamo il colpevole”

In questi quattro anno i genitori di Yara, Maura e Fulvio Gambirasio, sono rimasti sempre fedeli alla compostezza che li ha contraddistinti fin dal primo giorno delle indagini. E anche oggi, con un indagato in carcere, chiedono di conoscere il colpevole dell’omicidio della figlia e non “un colpevole”. “Abbiamo sempre rispettato il lavoro di tutti e atteso l’esito degli accertamenti, ora aspettiamo il processo, la sede opportuna in cui si assumono le prove – così l’avvocato dei Gambirasio, Enrico Pelillo -. Speriamo si celebri velocemente, per accertare se l’indagato è il colpevole”. Mentre la famiglia di Yara aspetta dunque  il processo il loro consulente genetista forense, Giorgio Portera, non sembra avere dubbi su Bossetti: “Quel Dna colloca l’indagato sulle scena del crimine”. Intanto stasera Brembate Sopra ricorderà la piccola Yara, nel quarto anniversario dalla scomparsa, con una messa alle 18 nella chiesa parrocchiale.

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