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Opinioni

Quali sono i veri numeri dell’emergenza immigrazione

Il report di Ferragosto del ministero dell’Interno chiarisce i contorni veri e presunti dell’emergenza migranti. E mette di nuovo i Comuni di fronte alle proprie responsabilità: mettere al bando gli egoismi per gestire la crisi al meglio.
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Come tradizione, ieri è stato presentato il Rapporto di Ferragosto del ministero dell’Interno, con una conferenza stampa di Angelino Alfano al Viminale. Il rapporto contiene un ampio focus sulla questione immigrazione, da tempo considerata la “prima emergenza” e quest’anno particolarmente attenzionata, in rapporto alla minaccia del terrorismo di matrice fondamentalista. È del resto di queste ultime settimane la polemica sulla questione dei “terroristi dell’Isis infiltrati nei barconi”, di cui abbiamo provato a ragionare qui (lo stesso Alfano, peraltro, ha gettato acqua sul fuoco, mostrando cautela e ridimensionando le parole del membro del Copasir Stucchi).

Il Viminale ora mette a disposizione numeri certi e cifre verificate, consentendoci di partire da ciò che realmente conta: i fatti.

In 12 mesi (1 agosto 2015, 31 luglio 2016) sono sbarcate sulle nostre coste 154.047 persone, il 67% delle quali in territorio siciliano, il 20% in Calabria, il 7% in Puglia, il 5% in Sardegna e l’1% in Campania. Nelle diverse strutture di accoglienza italiane forniamo assistenza a 139.724 persone. La Regione che ospita il maggior numero di persone in strutture temporanee, centri governativi e SPRAR è la Lombardia, seguita da Sicilia, Campania, Veneto, Lazio, Piemonte, Puglia, Toscana ed Emilia Romagna (il dato appare omogeneo con quello relativo al numero di abitanti). Nel periodo di tempo considerato, sono state 105.867 le domande di protezione internazionale presentate (lo scorso anno erano state 71.539): di queste, le Commissioni ne hanno esaminate 94.027, bocciandone oltre 60mila e concedendo ad appena 4.410 persone lo status di rifugiato (11mila beneficeranno della protezione sussidiaria, 18mila saranno assistite per motivi umanitari).

Considerando invece il solo 2016, gli arrivi via mare sono stati 101,485. Dalla chiusura della rotta balcanica le cose sono cambiate nel resto d’Europa: la nazione più sollecitata resta la Grecia, con 165mila arrivi via mare nei primi 7 mesi del 2016, il 64% dei quali da Paesi per i quali si avrebbe diritto allo status di rifugiato. Nello stesso periodo di tempo, si contano circa 3150 fra morti e dispersi nel Mediterraneo. Il trend degli arrivi dopo la chiusura della rotta balcanica, a seguito degli accordi intercorsi fra Europa e Turchia, è evidenziato da questo grafico (il turning point è rappresentato dal 20 marzo 2016, data della stipula dell'accordo con Ankara):

 

La presenza dei migranti nelle strutture non deve essere confusa con il "numero complessivo" degli stranieri che vivono e lavorano sul territorio italiano. I dati a tal riguardo sono riassunti in questo grafico:

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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