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Quali saranno le Capitali italiane della cultura? Ecco il progetto e le dieci finaliste

Pisa, Spoleto e Taranto sono tre delle dieci finaliste che concorrono al titolo di “Capitale italiana della cultura”: vista la grande partecipazione e i numerosi progetti nati in occasione del processo di selezione per individuare la Capitale europea della cultura 2019, è stata ideata un’iniziativa tutta italiana: per ripensare in maniera attiva, attraverso la “competizione”, le possibilità di valorizzazione dell’immenso patrimonio artistico e culturale del Paese. Ecco le dieci probabili vincitrici e gli obiettivi a lungo termine dell’iniziativa.
A cura di Federica D'Alfonso
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Aquileia, Como, Ercolano, Mantova, Parma, Pisa, Pistoia, Spoleto, Taranto e Terni: sono queste le dieci finaliste selezionate per concorrere al titolo di "Capitale italiana della cultura" per il 2016 e il 2017. Il progetto, promosso dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo è stato elaborato nel contesto del più grande lavoro per la selezione della Capitale Europea della Cultura 2019: visto l'incredibile impegno e le validissime proposte ricevute dalle varie città italiane, che hanno lavorato per poter raggiungere l'ambita onoreficenza, il Ministero ha ritenuto giusto decretare che anche l'Italia, un Paese di per sé ricchissimo di arte e cultura, abbia la sua capitale culturale. Due saranno le città finaliste: una per il 2016, l'altra per il 2017. Scelte da una commissione creata ad hoc presieduta da Marco Cammelli, alle vincitrici verrà assegnato un contributo di un milione di euro, e le risorse investite nella realizzazione del progetto verranno escluse dal vincolo del patto di stabilità.

L'iniziativa è stata realizzata con precisi obiettivi di sviluppo e diffusione culturale: scegliere ogni anno la capitale della cultura per l'Italia significa sostenere, incoraggiare e valorizzare in modo attivo le capacità operative delle città italiane nel campo dello sviluppo e della tutela dell'immenso patrimonio artistico e culturale. Il processo di selezione è durato due anni, ed è stato caratterizzato, ha dichiarato il ministro Franceschini, da una vastissima partecipazione e da un elevato livello di consapevolezza e di maturità civica, oltre che da un impegno progettuale di alto livello.

il castello aragonese di Taranto, un'altra delle dieci città finaliste
il castello aragonese di Taranto, un'altra delle dieci città finaliste

I risultati hanno dimostrato come, attraverso un percorso che metta la cultura al centro delle scelte programmatiche urbane, si possano mobilitare le migliori forze e le migliori capacità di visione del futuro, oltre che creare aggregazione intorno al progetto: in questo modo, la cultura riveste finalmente anche una funzione sociale, che senz'altro si prolungherà anche oltre l'anno della manifestazione. Valorizzare i beni culturali e paesaggistici, migliorare i servizi rivolti ai turisti, sviluppare le industrie culturali e creative e soprattutto favorire i processi di rigenerazione e riqualificazione urbana: questi gli obiettivi primari del progetto.

Como, una delle dieci finaliste
Como, una delle dieci finaliste

La giuria che sta selezionando le future capitali italiane della cultura è composta da sette esperti nel settore delle arti e della valorizzazione territoriale e turistica. Questa commissione, con a capo Marco Cammelli, ha stabilito precisi criteri di valutazione per analizzare le proposte delle ventiquattro città che hanno aderito all'iniziativa. L'uso delle nuove tecnologie è fondamentale in uno sviluppo culturale coerente con i tempi: insieme alla realizzazione di opere ed infrastrutture di pubblica utilità è possibile infatti ottenere un incremento dell'attrattività turistica, la nascita di nuove industrie culturali e soprattutto, un vantaggio notevole per tutta la comunità che abita quotidianamente quei luoghi. Progetti come questo non si esauriscono allo scadere dei due anni, ma le attività portate avanti entrano a far parte del vissuto sociale di ogni cittadino: il discorso sulla valorizzazione delle attività culturali e sulle politiche di gestione dei beni pubblici infatti, attraverso una sana "competizione", non può non diventare più dinamico e vivo che mai.

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