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Proteste in Libia, l’UE condanna la repressione. Berlusconi: “violenze inaccettabili”

Dopo i bombardamenti ordinati oggi da Gheddafi per reprimere le proteste nel suo paese, i ministri dell’Unione Europea hanno chiesto la cessazione della brutale repressione. Anche il Governo italiano, inizialmente cauto, ha condannato con Berlusconi le violenze sulla popolazione libica.
A cura di Cristian Basile
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proteste Libia

La Libia è sconvolta da quella che ormai ha assunto i contorni di una guerra civile. Dopo le proteste di questi giorni a Bengasi, Tripoli e nelle maggiori città del paese la repressione del regime è stata sempre più sanguinosa, fino ad arrivare, qualche ora fa, a bombardare i manifestanti con l'aviazione militare. Dopo giorni di silenzio, l'Unione Europea ha condannato la brutale repressione delle manifestazioni in Libia ed ha chiesto al Governo libico di cessare immediatemante le violenze contro il popolo libico, nonostante ancora una volta resti divisa sul destino politico di Gheddafi.

Dopo diverse ore di negoziato, i 27 ministri degli esteri dell' Unione Europea hanno condiviso un testo che sembra essere una via di mezzo tra la linea più dura, chiesta dalla Gran Bretagna e dalla Germania, e quella maggiormente prudente d'Italia e Malta, i paesi più vicini alla Libia e che probabilmente dovranno affrontare un esodo di immigrati senza precedenti.

Nonostante l'incapacità di trovare una posizione condivisa pienamente da tutti, l'Unione Europea ha condannato le violenze: "La libertà di espressione e il diritto di riunirsi pacificamente sono diritti umani e libertà fondamentali di ogni essere umano che devono essere rispettati e tutelati. Le legittime aspirazioni e le richieste di riforma della popolazione devono essere esaminate attraverso un dialogo aperto, inclusivo, significativo e guidato dagli stessi libici, che potrebbe portare ad un futuro costruttivo per il Paese e per la popolazione. Incoraggiamo con forza – concludono i ministri degli Esteri dell'Ue – tutte le parti a procedere in questa direzione".

La situazione dell'Italia è particolarmente delicata sia per la vicinanza geografica con la Libia sia per il Trattato di amicizia firmato nel 2008, sia per la minaccia lanciata dalla Libia all'Unione Europea circa la collaborazione nel contrasto all'immigrazione clandestina. Questo spiegherebbe la contestata cautela iniziale del ministro degli Esteri Frattini che, pur sottolineando la necessità per la Libia di un processo pacifico che porti alla Costituzione, ha affermato che l'Ue deve soltanto sostenere questo processo senza "interferire", in quanto, secondo il titolare della Farnesina, non sarebbe "rispettoso della sovranità e dell'indipendenza dei popoli" aggiungendo infine che non tocca all'Unione Europea decidere "chi deve restare chi se ne deve andare" dalla Libia.

Dopo la riunione dei Ministri degli Esteri dell'UE però la posizione di Frattini si è conformata a quella europea così come quella del Presidente del Consiglio Berlusconi che in una nota diffusa da Palazzo Chigi, ha fatto sapere di considerare "inaccettabile l'uso della violenza sulla popolazione civile" e che "è allarmato per l'aggravarsi degli scontri e per l'uso inaccettabile della violenza sulla popolazione civile". Nella nota Palazzo Chigi aggiunge anche che "l'Unione Europea e la Comunità internazionale dovranno compiere ogni sforzo per impedire che la crisi libica degeneri in una guerra civile dalle conseguenze difficilmente prevedibili, e favorire invece una soluzione pacifica che tuteli la sicurezza dei cittadini così come l'integrità e stabilità del Paese e dell'intera regione". Intanto secondo quanto riferisce la televisione araba Al-Arabiya il dittatore libico Gheddafi potrebbe parlare tra poco alla nazione in un discorso televisivo.

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